Rassegna storica del Risorgimento
DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
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1964
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I democratici e l'iniziativa meridionale
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deva una più spregiudicata considerazione dell'opera di Gramsci. *) Si senti l'esigenza vivissima della demitizzazione, inquadrata nel dibattito generale che aveva luogo in quegli anni in seno alle varie tendenze del movimento operaio sul rapporto fra politica e cultura.
1) Un'angolazione critica diversa della storiografia di sinistra, emerge dalle osservazioni di GIANNI Bosio, in Taccuino di un organizzatore di cultura (Milano, 1956, pp. 84-114) relative al dibattito sulla linea di Movimento Operaio. Il Bosio, che fu il fondatore di Movimento Operaio, contesta le critiche del Saitta al corporativismo e al filologismo della rivista. Fin dai primi mesi della propria vita Movimento Operaio recepì gran parte del programma tracciato da Carlo Morandi per rimpianto di stadio del socialismo italiano (Per una storia del socialismo italiano, in Belfagor, a. I, voi. I, p, 162) e, cioè, spoglio di giornali operai, indagini negli archivi, ricerca degli atti relativi ai primi processi internazionalisti e socialisti, costatazione di biblioteche ed emeroteche specializzate. Da questo lavoro e filologico venne fuori la paziente ricostruzione, operata dalla rivista, numero dopo numero, della entità e della consistenza del movimento operaio italiano come forza organizzata, che costituiva una delle componenti della storia d'Italia. Bisognava sollevare in gualche modo la cortina di silenzio stesa dalla storiografia idealistica, su questo aspetto della realtà italiana prc e post-unitaria. Questo carattere di metodicità, questo ripudio delle grandi sintesi crociane , che in un certo senso si riallacciava alla esperienza della storiografia economicogiuridica, valse a Movimento Operaio, l'accusa di corporativismo . Che, in effetti, dal punto di vista storiografico non aveva ragione di sussistere; Movimento Operaio era una rivista filologica , non una rivista corporativa, una rivista che voleva preparare le basi di una successiva valutazione critica del socialismo italiano che si muovesse non sul piano della storia delle idee ma su quello più. concreto della struttura politicosindacale del proletariato italiano. In questo senso <cla tecnica della ricerca, quella fase preparatoria indispensabile è sempre stata concepita e volata con piena coscienza della sua utilità e del suo limite, della sua insostituibilità e della sua strumentalità. Contro la non distinzione crociana di un prima e un dopo nella storiografia del movimento operaio che i compagni comunisti e anche Saitta sembrano condividere, si voleva affermare un prima e un dopo nella storiografia del movimento operaio. E proprio quella nondistinzione che avrebbe impedito il sorgere di questa corrente di studi; è proprio quella non-diBtinzione che avrebbe impedito oggi a Saitta di discutere. Il fare e il fatto creano la possibilità della autocoscienza e della coscienza critica: sono due momenti inscendibili, ma il primo condiziona, anche nel campo storiografico, il secondo (V. Taccuino, cit., pp. 94-95). Da questo punto di vista Movimento Operaio era una esperienza valida della storiografia di sinistra. Tale noi l'abbiamo giudicata (v. S. MASSIMO GANCI, Note sulla storiografia socialista in Italia, in Mondo Operaio, a, XII, n. 8-9, agostosettembre 1959). Il filologismo della rivista veniva interpretato, inoltre, dal Bosio, da un punto di vista ideologicopolitico. La classe operaia opera, costruisce, riorganizza, pensa e si esprime in maniera propria eia storia dei suoi atti interni, delle sue organizzazioni, delle sue manifestazioni, è materia di ricerca e di analisi, e argomento appunto di storia, ma di una storia viva e che fa vivere e quasi valica i propri confini per diventare politica, cioè linfa per una nuova storia. La più tipica di queste manifestazioni originali della classe operaia è l'organizzazione, cioè la strumentazione dell'offesa e della difesa del movimento proletario (...), e allora lo stadio della formazione di questi strumenti sulla cresta o nell'incastro di una esigenza obiettiva diventa un punto di riferimento costante della politica in atto dì un partito marxista che deve trovare 21 punto dell'equilibrio tra le componenti di quello cha oggi si chiama centralismo-democratico (busso-alto; centro-periferia). Le implicazioni politiche che derivano dallo stadio della vita interna del movimento operaio, nel periodo in cui fa relativamente spontaneo (1870-1921) sono evidenti, ma unche evidenti diventano le
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