Rassegna storica del Risorgimento

DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
anno <1964>   pagina <36>
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5. Massimo Ganci
La prima di scorcio e la seconda in pieno, si occupavano del problema dei democratici e riprendevano con assoluta libertà di assenso e di dissenso, gli spunti di Gramsci su questo argomento. Il Romano forse in disaccordo più, marcato col Gramsci; e non solo per il rifiuto della tesi sulla mancata rivoluzione agraria nel Risorgimento, ma anche su più specifiche valutazioni storiografiche. Rifa­cendosi a Nello Rosselli egli riprendeva la tematica dell'origine autoctona del socialismo italiano, quale filiazione del movimento democratico, del quale ri­valutava il filone federalistico. Detto di passata, a noi pare che, nella forma­zione ideologica di Aldo Romano, almeno del Romano curatore degli scritti di Pisacane e storico del movimento socialista italiano, sia più determinante l'in­flusso della corrente repubblicanoradicale da Alberto Mario a Gaetano Salve­mini, di quello genericamente liberale e crociano. *) La rivalutazione del Romano si discostava dal giudizio severissimo dato sul federalismo italiano dal Gramsci s) e allineava in una successione ideologica Cattaneo, Ferrari e Pisacane, legandoli, specie l'ultimo, a Proudhon. In tal modo, secondo il Romano, quando Baikou-nin venne in Italia, trovò il terreno già fecondato dall'insegnamento pisacaniano. Da queste premesse il Romano muoveva a raccontare le vicende del socialismo anarchico italiano, sino alla svolta di Andrea Costa.
Il Della Feruta, invece, centrava la sua analisi sull'evoluzione ideologica e sull'azione politica dei democratici, all'indomani del 1848. Accettando l'intui­zione di Gramsci, egli considerava il '48, punto nodale della rivoluzione italiana ed inizio di una fase di chiarificazione, protrattasi sino al moto milanese del 6 febbraio 1853, lungo la quale avrebbero preso corpo le tendenze più conse­guenti della democrazia italiana. Il Della Peruta si collocava dal punto di vista prospettico della opposizione al mazzinianesimo, della quale metteva in evidenza il filone federalistico, quale presupposto e matrice del socialismo italiano; a tal fine egli proseguiva sulla strada indicata da Aldo Romano, per identificare l'anello di congiunzione tra l'ideologia socialista e francese del primo Ottocento (in primo luogo Proudhon) e le correnti avanzate dalla democrazia italiana. Anche il Della Peruta, di conseguenza, si discostava dalla valutazione gramsciana del federalismo; non, però, dal punto di vista costituzionale (critica dell'unita­rismo accentratoro), ma in quanto ravvisava nella corrente democratica di ispi­razione federalista, aperta ideologicamente in senso europeo , il tentativo più impegnato di elaborare negli anni tra il 1848 e il 1851, una piattaforma *' socialista alla rivoluzione italiana ; tentativo le cui tappe fondamentali erano la Federazione Repubblicana del Ferrari, la Guerra combattuta in Italia del Pisacane, l'Introduzione del Montanelli.3) Tutta questa problematica era estranea a Gramsci, che non accettava l'esistenza di una preistoria valida del socialismo italiano il cui inizio, come ideologia di classe, egli collocava nel­l'opera di Antonio Labriola. Era la linea di derivazione ortodossa del socia­lismo italiano, da Engels (punto di raccordo tra il materialismo dialettico te-
'' Ricaviamo netta emetica impressione rileggendo l'artìcolo scrìtto dal Romano a commento del libro del Della Feruta: V. Ar.no ROMANO, H problema chiavo della storio* grafia del Risorgimento* in Rivista Storica del Socialismo a. I, fase 3, lugUo-sottembre 1958.
s) V. ANTONIO GRAMSCI, // Risorgimento, dt. p. 108.
*) V. FRANCO DBTXA PERUTA. I democratici o la rìuolwnono italiana, Milano, 1958, p. 123,