Rassegna storica del Risorgimento
DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
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1964
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S. Massimo Ganci
i socialisti francesi, seguito al colpo di stato del 2 dicembre '51 (come è noto Mazzini riversava la responsabilità della dittatura sulle correnti socialiste che* ostili alla saldatura tra i ceti artigiani e la borghesia, avrebbero spinto questa ultima, terrorizzata dalla intransigenza classista, nelle braccia di Bonaparte); 2) lo studio della organizzazione democratica italiana dopo la caduta di Roma e l'individuazione della politica da questa attuata sino al moto milanese del febbraio '53.
Questa seconda indagine è centrata, in prevalenza, su Roma, Firenze, Genova e Milano (l'autore è geograficamente più vicino a queste fonti); ha inizio dal tentativo mazziniano di organizzare, nel '50, le sparse forze democratiche nel Comitato Nazionale, che e lumina nel manifesto Agli Italiani del settembre. II tentativo è seguito attraverso l'attività dei gruppi romani, toscani e lombardi, dalla quale si ricava l'esistenza di una notevole organizzazione, prima poco conosciuta, nelle regioni suddette, che appaiono operativamente collegate al Mazzini, allora a Londra, con fili diretti facilmente riannodabili, qualora fossero stati interrotti.
I risultati del Della Peruta confermano quanto già si sapeva circa la carenza dell'organizzazione mazziniana (e si badi bene, mazziniana e non democratica) in Sicilia, studiata, sino al 1848, da Emilia Morelli;1) essi sono assai importanti in quanto ci illuminano sulla politica mazziniana tra il '50 e il '53, periodo cruciale per il movimento democratico italiano. L'azione del Mazzini gravita sulla valutazione del colpo di stato del 2 dicembre e sulle conseguenze che ne possono derivare per la democrazia italiana; le conclusioni negative alle quali perviene rafforzano la sua ostilità all'iniziativa francese e Io inducono a scartare i piani imperniati su di una ripresa a breve scadenza della democrazia transalpina che, a ragione, egli considerava ormai fuori gioco per un lungo periodo; egli punta, di conseguenza, sull'iniziativa italiana e predispone l'azione insurrezionale che si concluderà con il colpo di mano milanese del 3 febbraio '53. Il fallimento di questo tentativo segna ancora una svolta dell'attività di Mazzini: da questo momento egli si fa, infatti, patrocinatore di un Partito d'Azione che abbandoni la preparazione pedagogica del popolo alla rivoluzione e punti alla meta, lanciando la parola d'ordine della guerra per bande, non in funzione strumentale di una situazione insurrezionale già matura, ma in funzione di focolaio per l'incendio del popolo italiano. Era la famosa operazione dalla circonferenza al centro che avrebbe caratterizzato, nel '53 e nel '54, i moti della Lunigiana e della Valtellina. In tal modo il Mazzini accettava parte della teorica di Bianco di Saint Jorioz sulla guerra nazionale condotta per bande, precedentemente criticata. B modo di condurre la guerra nazionale: tradizionale, a mezzo degli eserciti regolari (moderati); insurrezionale (attraverso bande partigiane) apre prima, ma soprattutto dopo il 1848, una complessa discussione, che trascende gli aspetti militari della questione, per assumere precise implicanze politiche. Le quali appaiono subito esplicite per quanto riguarda i moderati: questi, infatti, erano per la guerra regia perche temevano l'insurrezione popolare e le conseguenze di essa. Meno chiare esse sono, invece, in relazione ai democratici: guerra insurrezionale si, ma in quali forme e con l'apporto di quali classi? Anche qui, come
') V. EMILIA MOUF.UA, Mazsinianesimo siciliano, iu Giuseppe Mazzini, Saggi e Ricerche, Roma, 1950, pp. 26-6.