Rassegna storica del Risorgimento
DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
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1964
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. Alassimo Ganci
decenni del XIX per l'altea. Ma, appunto in ragione del diverso sviluppo del capitalismo nei vari paesi, la storia della struttura economica, se è l'elemento base per la storia delle origini del movimento operaio, non può esserne criterio assoluto ed univoco. Si guardi all'Italia, paese di tardo sviluppo industriale, dove però circolano anzi tempo idee e modi sociali provenienti da altri paesi, nei quali il capitalismo è già in fiore, e vi si osserverà il sovrapporsi di una problematica sociale da grande industria su una realtà economica manufatturicra: le idee vennero in Italia più presto delle macchine e dei capitali; esperienze operaie elaborate in Francia e in Inghilterra si trapiantarono in Italia, molto prima che il nostro paese avesse raggiunto un simile livello di sviluppo della grande industria, e ciò non fu senza importanza nel caratterizzare le origini del nostro movimento operaio. Si aggiunga l'influsso delle condizioni politiche generali del paese: se, prima del 1860, noi possiamo parlare di un movimento operaio soltanto per il Piemonte, ciò non è dovuto al fatto che il Piemonte fosse più industriale della Lombardia (è vero il contrario), ma alla libertà di associazione garantita dallo Statuto albertino, tanto è vero che quando il movimento piemontese venne a contatto con la realtà sociale delle altre regioni d'Italia, non riuscì a contenerla nei suoi schedi moderati.1)
Il saggio del Della Peruta si collega quindi a quello del Manacorda e, studiando il clima dell'opposizione italiana tra il '48 e il '53, lo completa, mettendo in evidenza i presupposti non solo ideologici, ma anche politici, dai quali proprio in quegli anni sbocciava in Italia il movimento operaio, come formazione organizzata. Il Della Peruta, inoltre, adombra la possibilità di una vera e propria organizzazione politica operaia di profilo proudhoniano in Italia, ma come abbiamo già detto, questa parte del suo volume appare anche troppo sfumata, per poterla accettare come valida.
La funzione di queste fermentazioni politiche, aggiungiamo noi, appare positiva anche dopo l'unità per lo sviluppo del movimento socialista italiano: le istanze di esse furono sostanzialmente valide anche da un punto di vista classista; queste istanze furono, infatti, continuate, dopo l'unità, da quella corrente democratica avanzata, nella quale convennero gli Scapigliati lombardi, Gabriele Rosa, Arcangelo Ghisleri, Alberto Mario, Napoleone Colajanni, Edoardo Pantano e il giovane Turati che se non furono socialisti nel senso scientifico del termine, costituirono la piattaforma più sensibile alle istanze provenienti dalla socialdemocrazia tedesca. 2)
1) Per questo e per le precedenti citazioni crr, GASTONE MANACORDA, II movimento operaio italiano attraverso i suoi Congressi, la ed., Roma, 1953. Introduzione, Passim*
2) Si veda a questo proposito la lettera che Anna KuliscioiT scriveva, nel 1885, al Coliij unni, da me trovata nell'Archivio Colajanni e pubblicata nel '59, quando era già la compagna di Turati ed era inserita nei circoli socialisti milanesi, che segna il trapasso dal socialismo positivista ul socialismo classista (V. la lettera di Anna Kuliscioff in S. MASSIMO GANCI, Democrazia a socialismo in Italia, cit., pp. 219-20). A quelle istanze ai adeguò il Turati s un notevole gruppo dì radicali. La stessa evoluzione dal radicalismo positivistico al socialismo si ebbe anche in Sicilia: si veda il caso dei principali dirigenti dei Fasci dei lavoratori, come Nicola Barbato, Garibaldi Bosco, Bernardino Verro. Sia il gruppo Turati, sia il gruppo siciliano sfociò, poi, nel riformismo . Ma questo aspetto va inquadrato nell'ambito di una problematica successiva. Anche se la verifica della con-