Rassegna storica del Risorgimento

DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
anno <1964>   pagina <47>
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I democratici e riniziativa meridionale
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Cosa accadeva frattanto nel Mezzogiorno? Quale era l'effettiva consistenza del partito democratico nel Mezzogiorno e in Sicilia? A queste domande ha dato una risposta esauriente il volume di Giuseppe Berti. I democratici e l'iniziativa meridionale nel Risorgimento. Si tratta di un libro complementare a quello di Franco Della Perula e, per certi aspetti, ne costituisce il completamento; per altri ne e l'approfondimento.
L'indagine del Della Peruta lasciava fuori, come si è detto, i democratici del Mezzogiorno e della Sicilia. Le stesse pagine dedicate a Pisacane non avevano prospettiva meridionale: erano impostate sul contributo pisacaniano alla evolu­zione verso sinistra del partito democratico. In questo senso Berti completa Della Peruta, in quanto si pone, nella sua trattazione, in un punto d'osserva­zione diverso da quello settentrionale del primo. Ma non è questo il solo profilo di valutazione del lavoro di Berli. C'è di più: c'è tutto un esame dello intero movimento democratico italiano, dalle origini settecentesche all'unità, che ne fa la prima storia organica della sinistra risorgimentale italiana. La pro­spettiva meridionale non è da considerare, quindi, una limitazione regionale a questo lavoro: nell* iniziativa meridionale , infatti, il Berti ricerca e localizza il carattere distintivo dei democratici più avanzati, avversati proprio su questo punto focale dai moderati e dallo stesso Mazzini. Lo studio del Berti trascende in questo senso la tematica meridionale e assurge dalla storia regionale a quella nazionale. Il Berti sembra avere preso buona nota dei rilievi mossi dal Romeo ' al Saitta e al Dal Pane, nei quali si puntualizzava il concetto di storia regionale valida solo nel suo rapporto con il processo unitario del Risorgimento e, aggiun­giamo noi, nella sua funzione di presupposto culturale del compimento, ancora in corso, del Risorgimento stesso nella realtà di un organismo statale unitario, ma non centralizzato.
Ma c'è ancora dell'altro. Berti si spinge molto avanti sulla strada della revisione della teoria gramsciana sul Risorgimento. Egli comincia, infatti, con
tinnita tra la democrazia sociale successiva al '48, democrazia radicale, socialismo positi­vista e socialismo riformista, possa essere assai interessante.
Ernesto Ragionieri nel suo ultimo lavoro sui rapporti tra la socialdemocrazia te­desca e i socialisti italiani, si diffonde ampiamente sulle dimostrazioni di consenso per il risaltato delle elezioni tedesche del 1890 favorevoli al partito socialdemocratico, com­pinta da Turati e dalla Lega socialista milanese; egli definisce questa manifestazione la forma più consapevole di solidarietà, la testimonianza più. elevata di comprensione degli avvenimenti di Germania dimostrata dai gruppi socialisti dell'Italia settentrionale che si erano formati e sviluppati ai margini dell'esperienza del partito operaio italiano. Eie* varsi ulteriormente al di sopra di questo livello, trarre fino in fondo tutte le conseguenze della differenziazione fra il socialismo dei tedeschi e le mistificazioni del socialismo, fra la democrazia sociale e la democrazia borghese, era possibile soltanto a patto d'intendere effettivamente che cosa stesse al fondo di quel successo, comprendere la pedagogica so­ciale di un movimento che si ispirava al marxismo. E questa la linea lungo la quale si muoverà Antonio Labriola. Ma non sarà per caso che egli si ricollegherà per rendere ope­rante la sua scoperta agli uomini della Lega socialista milanese, ai promotori della manifestazione del teatro della Cannobiana . (Cfr. ERNESTO RAGIONIERI, Socìalàemo-craàa tedesca e socialisti indiani, Milano, 1961, p. 192).
i) V. ROSARIO BOMBO, Storia regionale e storia nazionale, in Cultura moderna. Ras­segna delle edizioni Laterza, ti. 6, dicembre 1952, ora in Mezzogiorno e Sicilia nel Risorgi* mento, Napoli, 1963, pp. 7-15.