Rassegna storica del Risorgimento

DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
anno <1964>   pagina <52>
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S. Massimo Ganci
azione culturale di Romagnosi, ma gli contesta la mancanza di realismo politico o nega la presenza di qualsiasi embrionale socialismo nell'opera di lui. Cattaneo, inoltre, era partigiano dell'economia capitalistica e il suo democratismo si ri­solveva nella soluzione federalistica del problema italiano che Berti, allinean­dosi in questo a Gramsci, respinge senza esitazione. Più avanzato del Cattaneo appare, sul piano politico, lo stesso Sismondi il cui federalismo e anticentralismo erano essenzialmente diretti contro la tendenza alla concentrazione economica capitalistica .x) La valutazione dell'opera di Ferrari, trova il Berti in contrasto con Della Peruta, *) che in essa aveva localizzato la fonte prima del socialismo risorgimentale; non è affatto vero che Giuseppe Ferrari, malgrado le frasi scar­latte e radicali sia andato oltre il Mazzini:3) entrambi sono da ricondurre ncl-
timiatori di Spaventa, questi marxisti si troveranno dalla parte conservatrice della cul­tura italiana ? È un fatto che l'apertura verso Spaventa ha sempre significato chiusura verso Cattaneo . Alle valutazioni polemiche sul ruolo di Cattaneo nella cultura marxista italiana, rispose sullo stesso giornale LUCIANO CAFAGNA con un articolo (Attualità di Cat­taneo, in U Contemporaneo del 29 settembre 1956, ora in Antologia di Crìtica Storica, a cura di Armando Saitta, voi. Ili, Bari, 1962, pp. 232 sgg.), pacato ed obiettivo che co­stituisce forse il giudizio d'insieme più valido dato dalla storiografia di sinistra sul Catta­neo. H Cafagna evita, in esso, ogni ìmplicanza ideologica cui la rivalutazione del Cattaneo poteva dar luogo. Molte volte si è discusso in passato di queste caratteristiche della figura e dell'opera di Cattaneo, e molte volte si è sottolineata la sua " modernità , si è rivolto l'incitamento a " tornare ,, al Cattaneo. Lo fece, tra gli altri. Achille Loria. Lo ha ripetuto di recente il Tagliacozzo. Lo ha suggerito, su queste stesse colonne, Ludovico Geymonat, contrapponendolo ad esortazioni ad altri "ritorni,, (De Sanctis, Spaventa). Ma questi "ritorni non possono per natura superare i limiti di una esortazione in cui la cultura si configura come retorica più che come azione sulle cose. Cattaneo può servirci e molto per capire i problemi del suo tempo. Può servirci come esempio di un modo di affrontare ì problemi del progresso, oggi tuttavia così diversi. Ma sarebbe, oltre tutto, tradirne lo spirito, il volere cercare in lui, e non nel presente, suggerimenti per la realtà di oggi . Il Cafagna, di conseguenza, si fermava ad una valutazione strettamente storica del Cattaneo, e cercava di dare una risposta al perchè dell' isolamento che aveva caratteriz­zato il Cattaneo stesso, nell'ambito della corrente democratica, isolamento quasi perma­nente, ove si eccettui le gloriose giornate milanesi del '48. Cafagna non crede che esso possa localizzarsi nel carattere contemplativo di Cattaneo; deve essere ricercata nella reale situazione storico-politica nella quale il lombardo cercò di inserire la sua politica, che non puntava sull'insurrezione popolare <t promossa in condizioni affatto sfavorevoli , ma su di uno sforzo di riforme, condotte sul piano legalitario della dimensione politica absbur-gica. Per Cafagna, che si muove sulle orme di Salvemini, il Cattaneo vagheggiava una specie di decennio eavouriano lombardo che avrebbe risolto 31 problema italiano in chiave di egemonia lombarda: perno di tale programma riformista sarebbe stata la parte cittadina , cioè la borghesia. Ma tutto fu compromesso dal patriziato lombardo che de­terminò l'intervento piemontese. L'avere precipitato i tempi era stato opera della fa­zione che riponeva il fulcro del suo calcolo strategico all'estremo della Lombardia, sulla funzione del Piemonte e non nello sviluppa dell'ordine cittadino lombardo, delle sne isti­tuzioni, delle sue forze, avviate a cosi promettente sviluppo . Da qui la delusione del Cattaneo la cui linea politica riformista non era condivisa dalla enorme maggioranza del partito democratico, oltre che ad essere osteggiata, per l'aspetto austriacante, dal partito moderato sabaudo.
V. GIUSEPPE BEIITT, p. ciL, p. 85.
2) Ivi, pp. 103-108.
3) Ivi, p. 70.