Rassegna storica del Risorgimento

DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
anno <1964>   pagina <54>
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S. Massimo Ganci
più valido, ove ai eccettui il volume introduttivo alla Storia della politica estera italiana di Chabod, che, però, non può essere compreso entro la rigida defini­zione di storiografia liberale. Si è ormai d'accordo nell'attribuirc a Chabod il pregio di aver fatto scorrere nuova linfa nella tradizione storiografica ero ciana, continuando in maniera originale, l'opera iniziata da Adolfo Omodeo. Chabod, cioè, seppe tenere conto, nel fare opera storica, delle novità culturali ed anche politiche determinatesi nel mondo, da Stalingrado ed Hiroshima in qua. Egli aveva, quindi, realizzato sul piano culturale, con successo, ciò che il Partito d'Azione, senza alerai successo, aveva tentato sul piano politico. Bilan­ciare l'istanza liberale con l'accoglimento delle più valide istanze sociali senza alcuna concessione alla tesi materialisticodialettica (almeno nelle sue più. intran­sigenti formulazioni); con il riconoscimento, quindi, della funzione economica collocata in un posto meno subalterno di quello che le aveva assegnato il Croce nel processo della storia. Ecco il modo con cui Chabod cercava di mediare in una sintesi, in chiave liberale beninteso, le istanze del materialismo storico, con­siderato nella forma originale assunta nelle intuizioni gramsciane; sintesi indub­biamente a livello superiore di quelle precedentemente tentate dal Rosselli, da Leone Ginzbnrg e, sul piano filosofico, dal De Ruggiero e dal Calogero. Par­tendo dagli stessi presupposti di Chabod, Romeo sistemò tutto quanto era stato prodotto dalla storiografia sulla Sicilia moderna, sino all'unità, in una inter­pretazione più nuova: non solo in quanto allargava ad un orizzonte euro­peo la storia siciliana dal '500 al secondo Ottocento, ma in quanto raccontava quegli eventi in una interpretazione più avanzata e più completa di quella eticopolitica, l'esempio più valido della quale era ed è la Storia della Sicilia di Francesco De Stefano. La storia della Sicilia veniva, infatti, intesa da Romeo non come semplice dissolvimento per consunzione del particolarismo nell'unita­rismo (vedi Francesco De Stefano), ma come progressivo inverarsi della esigenza unitaria, dovuto all'imporsi oggettivo di una dimensione e di una dinamica economica più ampia in coincidenza della rivoluzione capitalistica nell'area mediterranea: esigenza che maturava a livello di una classe dirigente (in questo il Romeo, come è stato già notato precedentemente da altri, accettava l'impo­stazione di Francesco De Stefano) della quale si individuavano gli esempi validi nei Perez, nei Castiglia, negli Amari, nei D'Ondes Reggio, nei Ferrara, che meglio degli altri, avevano assimilato la cultura romantica europea. l) Si tenga pre­sente che il lavoro di Romeo usciva nel 1950 in un particolare delicato momento della storia nazionale e siciliana: si era avuta da una parte, a dirla con lo Jemolo, l'inattesa realizzazione di uno Stato guelfo a cento anni dal crollo delle spe­ranze neoguelfe , dall'altra si era appena usciti dalla prospettiva di una Sicilia separata dal continente,2) mentre per la prima volta nel corso dei secoli, le masse
l) V, ANTONELLO SCIBILI A, U Risorgimento in Sicilia, stato degli studi e prospettive, in Movimento operaio, VII, novembredicembre 1955.
*) Un vibrato attacco contro il separatismo risorto nel secondo dopoguerra fu la Premessa del Pontieri alla nuova edizione di alcuni saggi storici (V. ERNESTO PONTIERI, SI Riformismo borbonico netta Sicilia del Sette e dell'Ottocento. Roma, 1945). Il Pontieri considerava il separatismo un mito basato sull'erroneo presupposto storico d'una Sicilia autosufficiento nel periodo dell'autonomia e sul non meno erroneo presupposto eco­nomico secondo cui Pisola, attraverso l'indipendenza, sì procurerebbe un migliore avve­nire . Egli, passava rapidamente in rassegna le fasi del separatismo siciliano soffermandosi