Rassegna storica del Risorgimento
DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
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S. Massimo Ganci
adone scrive Basso tra il socialismo materialista professato nei libri e il passaggio all'azione così tragicamente concluso a Sansa? Non lo credo. [...]. La rivoluzione egli pensava, nasce da situazioni obiettive là dove maggiore è l'oppressione, più forti i mali sociali. E può trionfare dove minori sono le resistenze. Perciò ha maggiori possibilità in Italia che in Francia, dove lo sviluppo del capitalismo ha suscitato una forza grande di resistenza in prò1 delle classi dominanti e in Italia ha le sue maggiori chances proprio nel Mezzogiorno dove più misera è la condizione delle masse . *) Basso prospettava, altresì, la necessità di uno studio approfondito dell'opposizione nel Mezzogiorno, per verificare se il potenziale rivoluzionario si strutturasse in veri e propri quadri rivoluzionari . Sarebbe difficile negare che nel Mezzogiorno esistesse allora un potenzialo rivoluzionario, ma esistevano i quadri della rivoluzione? esisteva l'organizzazione? esisteva cioè una possibilità reale di successo? Credo che una risposta positiva, almeno a quest'ultima domanda, non debba ritenersi avventata. Forse non esiste ancora uno studio esauriente sulla rete di cospiratori sparsi per il Mezzogiorno e più o meno aderenti al Partito d'Azione. Certo erano diecine di migliaia i sorvegliati dalla polizia, e più ancora i fautori delle idee liberali. Erano tutti, potenzialmente, dei quadri rivoluzionari, sol che fosse parlata una scintilla che avesse dato fuoco a questo materiale incendiario .2) Intuizione acuta che meritava di essere ripresa argomentandola esaurientemente sul piano della storiografia.
Frattanto, nel 1952, era uscita la Storia del Populismo russo di Franco Venturi 3) a mettere a fuoco attraverso lo studio diretto delle fonti e da una prospettiva russa, la visione populista del problema della terra che molte affinità presenta con la visione che dello stesso problema avevano avuto le masse agrarie del Mezzogiorno d'Italia; emergeva, altresì, dalle pagine del Venturi, l'immensa personalità di Herzen, in modo più marcatamente distinto da quella di Mazzini e suggestivamente vicina a quella di Pisacane.
Di tutti questi antefatti si è servito il Berti, che i fermenti storiografici pisacaniani ha portato a maturazione, nei capitoli citati del suo volume. In Pisacane Berti vede il personaggio cardine della soluzione del problema italiano attraverso l'iniziativa meridionale, attraverso l'incendio, cioè, della polveriera meridionale. Ma non limita la sua indagine solo all'azione pisacaniana: risale anche qui all'ideologia, convinto, a ragione, che la genesi dell'iniziativa meridionale, si colleghi in Pisacane al persistere nella personalità di lui, di quegli elementi illuministici, utopistici, carbonici, e neo-carbonici, caratterizzatori, in senso antimazziniano, di tutto il movimento democratico meridionale. Non esistono, infatti, elementi che autorizzino l'attribuzione al Pisacane di una via di maturazione ideale profondamente diversa da quella che seguì, dappertutto, il democratismo meridionale ;4) non è valida, quindi, la tesi della genesi francese o inglese del socialismo pisacaniano. nemmeno quella ferrariana sostenuta dal Della Peruta.
Per provare questa sua impostazione il Berti ripercorre, punto per punto, la via della formazione umana ed ideologica del Pisacane della quale, con esat
ti Cfr. LEUO BASSO, Pisacane e la rivoluziono sociale italiana, in Cronache Meridionali, 1957, p. 654-*) ivi, p. 657.
3) FRANCO VENTURI, II populismo riuso, 2 voli., Torino, 1952. *) Cfr. GIUSEPPI'. BERTI, op. cit., p. 359.