Rassegna storica del Risorgimento
DEMOCRATICI REGNO DELLE DUE SICILIE 1830-1860; REGNO DELLE DUE
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1964
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S. Massimo Ganci
con particolari rapporti internazionali. Cosi era nel Risorgimento e cosi è ancor oggi. Tanto è vero che un movimento separatista s'è sviluppato in Sicilia anche di recente. In nessuna altra regione italiana, nemmeno in Sardegna (la quale di fatto, è pia lontana della Sicilia dalla vita nazionale) è accaduto, con tanta forza, nulla di simile.1' d'altra parte c'erano, e sostanzialmente ci sono due ben distinte forme di autonomismo: quella aristocratica che parlava di autonomia, ma era sempre legata al separatismo feudale, antigiacobino, antinapoletano, antiunitario; quella democratica che cercava di fare assumere al democratismo e al patriottismo le forme che in Sicilia potevano essergli più congeniali. Per cut la istintiva diffidenza di Magoni nei confronti dell'autonomismo siciliano (anche quando lo accettava lo faceva con la riserva mentale) era dovuta a scarsa informazione, come nel caso di Fabrizi, anzi in misura maggiore.
Perchè il Mazzini era più o meno larvatamente contrario all'iniziativa meridionale? Perchè cercò di deviare dal sud la tendenza democratica che quasi costantemente mirò al sud dal 1840 al 1860? Come è noto, solo agli inizi, quando era ancora sotto l'influsso carbonaro, il Mazzini guardò con interesse al Mezzo* giorno. Ma dopo la spedizione di Savoia, considerò sempre l'azione al sud come complementare rispetto allo sforzo principale che doveva effettuarsi al nord; al nord che egli considerava più maturo socialmente, più educato politicamente e moralmente e soprattutto caratterizzato dall'esistenza di un numeroso ceto borghese. L'azione al sud, che avrebbe dovuto incardinarsi sulle masse agrarie, gli sapeva di vera e propria jacquerie: e per lui, che non sopportava neppure il classismo operaio, la sommossa contadina, spontanea, primitiva, e incosciente, si presentava come il trionfo dell'irrazionale; egli non considerava neppure l'idea di strumentalizzarla, come voleva il Fabrizi. E, in questo, aggiungiamo noi, era conscguente: infatti o si crede alla funzione della rivolta contadina e si va sino in fondo insieme ad essa o si evita di eccitarla; servirsene senza portarla alle mete cui essa agogna è molto pericoloso. Si rischia di fare l'esperienza dell'apprendista stregone. Ecco il fondo, a nostro parere, del dissidio FabriziMazzini, che ebbe il culmine nella fase che va dal 1837 al 1845. Ma l'avversione all'iniziativa meridionale ha un fondamento ancora più ampio. Mazzini, attraverso l'iniziativa settentrionale, mirava a trasportare la sua dottrina misticosociale su di un piano europeo: motivo per cui intrecciava rapporti con Kossuth, con LedruRollili, con Herzen; rapporti rivoluzionari che poteva mantenere e rendere operanti solo dall'Italia settentrionale, più intimamente collegata alle altre zone operative europee. Coloro che erano per l'azione a sud gli obiettavano che un tentativo a Genova, era un attacco al Piemonte cioè all'unico Stato liberale moderato italiano [,..,.] prima ancora di avere ottenuto una vittoria democratica nelle Due Sicilie che desse alla democrazia forza e base territoriale e permettesse di porre al Piemonte condizioni per una azione comune, o di ricorrere (ma solo allora) alla rivolta. Significava rinunziare ad attaccare prima il nemico principale, rinunziare a fare saltare prima l'anello della catena che sembrava più debole, usare una strategia, sbagliata: rischiare, quindi, la disfatta . *) Mazzini, però, ai opponeva, fedele alle proprie idee e resisteva, anche quando si
i) Cfr. GIUSEPPE BEOTI, op. eli., p. 545. *) Ivi, p. 600.