Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918
anno <1964>   pagina <71>
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GLI ANTICHISTI E L'INTERVENTO DELL'ITALIA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Lo scoppio della guerra tra gli Imperi Centrali e la Triplice Intesa, nell'estate del 1914, provocò subito in Italia, come, è ben noto, forti discussioni tra i soste­nitori del neutralismo, con implicita osservanza dei legami trentennali nell'am­bito della Triplice Alleanza, e i più ardenti promotori di una pressione da parte dell'opinione pubblica sul governo, per passare nel campo dell'Intesa. II ro­mano Giornale d'Italia pubblicava venerdì 11 settembre di quell'anno 1914, sotto il titolo ha piccola e la grande guerra una lettera di Cesare De Louis, con la quale l'illustre professore dell'Ateneo romano prendeva posizione contro la esaltazione dionisiaca della guerra . La lettera di chiara intonazione neutra­lista (cebi vincerà nella presente guerra? La Germania o gli altri? Restiamo neutrali anche nelle previsioni... ) ne provocava subito un'altra allo stesso Giornale dell'irredentista dalmata Antonio Cippico, apparsa il giorno succcessivo, sabato 12. Il direttore del Giornale d'Italia, Bergamini, deve essersi trovato il tavolo invaso da parecchi anche illustri interventi, se il lunedi successivo, 14 settembre, decise di aprire una rubrica in terza pagina dedicata alla polemica italiana sulla grande guerra e i destini dei popoli, cominciando con una lettera di Paolo Orano e una di Arturo Labriola, dopo un cappello redazionale, in corsivo, in cui si elogiava la lettera del De Louis bella e forte, scritta da uno che con maschio ingegno aveva dissertato su la ** grande guerra e la disci­plina che bisogna a farla ai popoli . La rubrica ebbe ospitalità nel Giornale d'Italia per alcune settimane e tra gli interventi riteniamo di dover ripubblicare qui le lettere di alcuni studiosi di antichità classica, il cui atteggiamento va interpretato sia nella temperie politica di quei mesi, sia secondo la particolare sensibilità verso il mondo tedesco, più precisamente germanico, per evidenti e note interferenze ideologiche, culturali ed universitarie. Ecco, quindi, la lettera di Giuseppe Cardinali, allora professore ordinario di storia antica a Bologna e quella di Giorgio Pasquali, docente a Gottinga, nel Giornale del 17 settembre e, in quello del 22 dello stesso mese, la lettera di Gaetano De Sanctis, allora pro­fessore ordinario di Storia antica nell'Università di Torino.
L'importanza delle tre lettere, oltre che nel testo, sta evidentemente nelle diverse personalità dei tre scriventi. Sarà pertanto meno stimolante, delle tre, quella del Cardinali, ma non per questo priva di spunti interessanti. Egli si schierava subito con il De Louis, di cui erano apparse sul Giornale altre lettere provocate dagli attacchi del Cippico, in favore della fedeltà alla Triplice Al­leanza; ma va anche illustrato l'accenno a un episodio cui il Cardinali si riferisce con le parole; Ma poiché dall'altra parte degli interventisti si è certamente ecceduto, poiché ri è giunti a questo punto che un professore universttario ha risposto ad un atto di cortesia di tutto il corpo accademico dell'Università di Lipsia con una vera e propria sconvenienza di galateo... . Di che si tratta? Di questo: che il corpo accademico di Lipsia aveva mandato a tutti i professori delle Università italiane, a tutti i liberi docenti e assistenti di esse, una lettera-