Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918
anno <1964>   pagina <72>
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Massimiliano Pavan
circolare accompagnata da copia di un numero straordinario delle Leipziger Neuesten Nachrichten in cui si chiarivano gli antefatti che avevano portato alla guerra, si davano informazioni per precisare alcuni episodi delle prime setti­mane di guerra, si voleva, insomma, offrire documenti atti a sedare l'accendersi in Italia della germanofobia. La citata lettera-circolare invitava, perciò, i pro­fessori italiani a comunicare quei dati agli studenti e alla stampa. Nello stesso Giornale d'Italia di sabato 12 settembre il prof. Luigi Maria Bossi, direttore della clinica ostetrico-ginecologica dell'Università di Genova, scriveva una lettera aperta ai colleghi di Lipsia con la quale reagiva vivacemente all'invito suddetto, ricordando come proprio in quei giorni i ministri della pubblica istru­zione dei vari Stati germanici avessero di comune accordo vietato alle Università tedesche di ammettere d'or innanzi come allievi i Russi, i Serbi e i Giapponesi, nel che il Bossi trovava una offesa all' internazionalismo della scienza , ancor­ché egli riconoscesse la dovuta ammirazione all' egemonia della nazione tedesca negli sterminati campi delle scienze positive . H Cardinali, invece, non fa cenno delle pur note influenze della antichi stica tedesca in Italia, che d'altronde erano oggetto allora di vivace polemica tra gli studiosi di tali discipline. La grande guerra, come si sa, è entrata come ulteriore e più. forte incentivo a questa pole­mica che si svolse in Italia nei primi decenni di questo secolo. Da una parte stavano, germanofili, i filologisti, dall'altra, germanofobi, gli estetizzanti; , cioè, il Vitelli con la sua schiera di scolari e amici, il Bianchi, il Pistelli, il Tcr-zaghi, il Sabbadini di contro agli antifilologi con Romagnoli e Fraccaroli in testa. La guerra provocò anche significative evoluzioni: ben nota quella dell'antico scolaro del Monunsen, Ettore Pais, il quale aveva dissolto il suo filologismo di ispirazione tedesca in un ipercriticismo che maturò contemporaneamente a un acceso nazionalismo; *) mentre Corrado Barbagallo dava ai suoi postulati positivistico8ocialÌ8teggianti, al momento deQo scoppio della grande guerra, quell'aspetto antigermanizzante che fu proprio dei socialisti Salvemini, Ciccotti, Battisti, fautori dell'intervento perchè ritenevano che nella guerra si sarebbe operato il rinnovamento sociale della nazione. *)
Non rifletteva direttamente una tale polemica, ma conteneva un evidente sottinteso della posizioni culturali, la lettera di Giorgio Pasquali, anch'essa di consenso al De Lollis. Il Pasquali che, come si è detto, insegnava allora a Got­tinga, dopo avere quivi e a Berlino perfezionato i suoi avviamenti nella filologia classica, in terra di Germania aveva consolidato gli interessi culturali, aveva maturato la metodologia e costituito rapporti personali, in primo luogo con il Wilamowitz e col maestro ed amico, filologo, Eduard Sch wartz. La sua posi­zione nella polemica italiana tra filologi ed antifilologi sarà definita, a fine guerra, in Filologia e storia del 1920.8) Nella lettera in questione, del 17 settembre, il Pasquali reagisce contro i proclamatori d'una barbarie teutonica , in forza di questa conoscenza diretta del mondo studentesco e professorale germanico (e, come egli aggiunge con intenti più largamente convincenti, di persone
9'V, P. TBEVBS, LO audio dell'antichità classica nell'Ottocento, Milano-Napoli, 1962, pp. XXXVII e 1159 sg.
*) V. P. TREVES, in Dizionario Biografico degli Italiani voi VI, s. v. C. Barbagallo.
*) Si veda oca À. RONCONI, Kievocasion* di Giorgio Pasquali, Firenze, Univer­sità, 1963.