Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918
anno <1964>   pagina <74>
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Massimiliano Pavan
adone ad ogni iniziativa contro gli Imperi Centrali. 1 motivi da lui addotti ed illustrati sono due, politici e culturali, con un comune afondo moralistico. Noi ritroviamo, quindi, sensibilmente riflesso anche in questa lettera il postulato ideale della storiografia desanctisiaua pie e postbellica, sempre intonata ad una esigenza vitalistica e, quindi, moralistica, per cui la storia antica dovesse essere risentita in forza di stimoli e di esperienze contemporanee; e nel con­tempo dichiaratamente ferma nel presupposto metodologico, in sostanza filo? logico, di derivazione germanica.
Riappare qui, pertanto, la forte personalità dello storico, oramai celebre nel mondo degli studi per i primi volumi della Storia dei Romani. Nella fatti­specie, in quel vigore con cui egli sostiene nella lettera l'inopportunità di ab* bandonare un'alleanza imposto da un trattato che, secondo il De Sanctus, se fosse stato violato dagli alleati, avrebbe dovuto essere denunziato dal governo italiano subito allo scoppio della guerra, si risente indubbiamente l'impegno con cui, sotto lo stimolo delle esperienze del momento, egli andava in quegli anni componendo il terzo volume della citata Storia dei Romani', volume uscito in due tomi nel 1916 e 1917 e nella cui prefazione l'Autore sentirà appunto il bisogno di sottolineare da una parte l'esigenza di porsi al disopra della diatriba accademica imperante (alla gravità del momento in cui scrivo queste righe [febbraio 1916] disdirebbe ogni accenno alle gare piccine che turbano tra noi il campo della scienza) e dall'altra di vivificare la storia antica secondo l'as­sioma da lui stesso ivi ribadito che maestra della vita può dirsi, certo, la storia; ma non nel senso grettamente utilitario che si dà per solito a questa sentenza. È vero d'altra parte, interamente e senza-eccezioni vero, che la vita è maestra della storia.... Argomento del terzo volume è l'espansione romana al tempo delle due prime guerre puniche e pertanto gli pareva opportuno far presente, in quella prefazione, che il lettore troverà qui, specie nel racconto della seconda punica, pagine che, mutando i nomi e le date, paiono rispecchiare, se io non m'inganno, condizioni e vicende presenti. ''Ea proposito di violazioni di trat­tati si ricordi quella interpretazione, in queste pagine del terzo volume, della guerra annibalica, che è costata al De Sanctis, tra le altre, l'accusa di antirouia-nesimo per avervi egli rilevato l' intelligente intuito d'Annibale nello smuo­vere Roma, con l'attacco a Sagunto, dall'ambiguità del trattato dell'Ebro: <c Se Roma, infatti, come mostrava con la sua prima ambasceria di voler fare, repu­tava la presa di Sagunto un casus belli, sarebbe stato chiaro in Cartagine a tutti che non rompeva la pace per interesse diretto né per vendicare trasgressioni ai patti, ma solo per rendere ai Cartaginesi impossibile l'acquisto di quell'im­pero a cui pure i Romani avevano consentito con patto solenne. *) Tale il De Sanctis storico; e tale è il De Sanctis della lettera qui pubblicata. Tale sarà an­cora il De Sanctis della famosa dedica del quarto volume della Storia dei Romani a guerra finita (1923): <c a quei pochissimi che hanno parimenti a sdegno d'essere oppressi e di farai oppressori. In essa, il distacco della sdegnosa solitu­dine morale mal cela la reazione contro le umiliazioni di Tersagli imposte alla Germania vinta. Ma quel che soprattutto colpisce, come ha colpito, nella lettera, e la risolutezza con cui il De Sanctis professava il proprio debito al
*) G. DE SANCTIS, Storia dei Romani, voi. UT, tomo I, Torino 1916, p. Vili. *) XWero, voi. Ili, t. I, p. 421.