Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918
anno <1964>   pagina <75>
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Gli antichisti e la prima guerra mondiale 75
pensiero germanico con la sfumatura di quell'ani buona parte che pare pudi­camente velare una più tenace convinzione. Quivi il nostro storico si è dunque spinto a una definizione della propria formazione spirituale che nell'antico scolaro del Beloch si risolveva essenzialmente, ancorché non esclusivamente, nell'assunzione a principio del metodo filologico. Quei metodo invero ha sempre condizionato la teoresi storica del De Sanctis e, quindi, anche la sua prospezione cristiana, dalla quale egli faceva derivare il fiero e severo giudizio morale.
La ricerca d'una sintesi tra il metodo scientifico d'origine tedesca e l'ispirazione eticocristiana è riflessa in questa lettera dall'intento di conciliare, proprio attraverso il riconoscimento del debito suddetto, le esigenze di un supemazionalisnio culturale con quelle della condotta civile e politica.
MASSIMILIANO PAVAN APPENDICE I
I UNI SUPREMI D'UNA GRAN GUERRA.1)
Signor Direttore,
Nel principio della sua coraggiosa lettera, pubblicata nel Giornale oVItalia il prof. De Lollis diceva:
Io scrivo cose che prendono di petto... l'opinione dell'immensa maggio­ranza .
Queste cose si riassumono così: Il rinnegamento di tutto un trentennio della politica d'Italia, nel quale sembrano convenire quasi tutti i partati; e l'im­paziente desiderio loro di rompere la neutralità, pur di prendere quel che si pud, non son davvero frutto di una valutazione equa e serena dei supremi interessi della nazione e dei suoi ineluttabili doveri storici, ma prodotto di passione e di mire partigiane. La politica di una nazione, che è grande e che aspira a maggiore grandezza, non può restringersi in un angusto e miserevole giuoco di furberie utilitarie, ma deve mirare al conseguimento dei suoi fini supremi, educandosi anzi tutto a quella disciplina di vita, che può essere l'unica base di ogni azione eroica e quindi anche di una eventuale grande guerra: di questa disciplina pur­troppo in Italia si va perdendo sempre più anche il senso .
Queste le cose affermate dal De Lollis e affermate in quella forma così ef­ficace e signorile, ricca di arguzie garbate e di piacente erudizione, che è carat­teristica del suo ingegno fine ed educato ai severi studi.
Queste cose insomma egli le dice tanto bene, ohe proprio sarebbe superfluo ed imperdonabilmente pretenzioso, specialmente da parte della modesta persona che scrive, tornarvi su. Nò questo vuole essere il mio intento, che è invece quello di avanzare un dubbio, donde il De Lollis può trarre conforto. E proprio vero che queste cose prendano di petto l'opinione dell'immensa maggioranza?
*) In U Giornale d'Italia, Borati, giovedì, 17 settembre 1914.