Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO TAPPARELLI D' (FAMIGLIA); BIBLIOTECA CIVICA DI SAVIGLIA
anno
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1964
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pagina
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102
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102 Libri e periodici
Arclùves parhmeniaires. Si tratta, ad ogni modo, di una iniziativa utile, in guanto mette a diaposizione di un vasto pubblico anche non specializzato una delle fonti più vive e avvincenti della stona della Frauda rivoluzionaria, attraverso la quale uomini ed eventi si presentano allo stato per cosi dire incandescente, in tutta la loro immediatezza. Il lettore potrà cosi sentirsi testimone diretto di molti fra gli episodi decisivi della grande rivoluzione rievocati attraverso la parola dei loro protagonisti: la proposta di Mirabeau ohe i deputati del Terzo si dichiarassero rappresentanti del popolo francese; l'assemblea alla pallacorda; l'abolizione del feudo e hi dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino; la lotta sulla costituzione civile del clero; la fuga del re; la compagna per la guerra sotto la Legislativa; la caduta della monarchia; l'istituzione del comitato di salute pubblica; e cosi di seguito, fino alla caduta dei girondini, alla organizzazione definitiva del governo rivoluzionario, al grande discorso di Robespierre 1*8 termidoro.
Nella sua concisa ma succosa introduzione Moranini tenta un consuntivo della rivoluzione francese, ribadendo il suo giudizio sostanzialmente negativo, già da lui enunciato in altre sedi. La rivoluzione francese - egli scrive ha lasciato all'Europa una eredità negativa sul piano delle istituzioni. Nella rivoluzione francese si radica il tenace illiberalismo e il virtuale assolutismo predominante nelle istituzioni europee fino al nostro tempo. Con termidoro è caduta la finzione giuridica che affidava al comitato la sovranità popolare, ma non è caduta la finzione giuridica che affidava la sovranità popolare alla assemblea. La Francia non è più riuscita ad articolare il potere, reso monocratico e rigido dall'azione della monarchia, completata poi dalla rivoluzione. E riuscita solo, per saltuari periodi, a temperarne la concentrazione, riconducendone l'esercizio in seno all'assemblea: ma la naturale inefficienza delle assemblee come organi di governo ha determinato ogni volta nuove crisi, dalle quali si è potuti uscire solo attraverso la riconcentrazione della dittatura: né ancor oggi si vede come la Francia riuscirà a sottrarsi a così mortificante alternativa). E prosegue poco oltre: Molte profonde disarmonie della vita di alcuni grandi paesi d'Europa, molti conflitti interni ed intemazionali, probabilmente anche le due guerre mondiali, si radicano nella contraddizione e nella inconciliabilità fra il fermento ideale novatore e liberatore trasmessoci dalla Francia rivoluzionaria, e la profonda, povertà strutturale, la profonda inefficienza e insieme illiberalità delle istituzioni dalla Francia proposte e da tanti popoli accettate. Le tirannidi ormai non troveranno più. possibilità di tranquillo e non contestato trionfo, finché nel profondo dei cuori sopravviverà la proclamazione dei diritti. Ma le strutture accentrate e gerarchizzate, intimamente assolutiste, lasciateci in eredità dalla rivoluzione, non consentono il sorgere di stabili regimi di libertà organizzata. La libertà della Francia e dei paesi attratti nella sua scia, è stata finora, nei momenti più felici, solo un fenomeno negativo, la disorganizzazione della tirannide, e nulla più. Ma l'articolazione del potere a misura d'uomo, il contatto diretto e fiducioso fra Stato e cittadino, sono rimasti privilegio dei paesi che, rielaborando le libertà medioevali, avevano potato ricostruire il patrimonio delle loro moderne libertà prima che la rivoluzione francese irrompesse sul mondo; e che a quelle loro antiche libertà hanno saputa mantenersi fedeli: Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera sono prototipi. È la forza stabilizzata e organica delle libertà anglosassoni che, nei grandi conflitti degli ultimi due secoli, ha affrontato vittoriosa le tirannidi e conservato alla specie umana una speranza di durevole libertà. Che ha abbattuto o contenuto il despotismo napoleonico, poi il paternalismo tedesco, poi il terrore hitleriano, poi il fanatismo staliniano. La libertà disorganizzata dei paesi di eredità francese ha invece regolarmente fallito la prova, ed è sopravvissuta solo sotto la protezione armata dei paesi davvero liberi .
Quanto vi sia di indubbiamente valido, quanto invece di eccessivo ed anche arbitrario in questo bilancio conclusivo di Muratimi, e nella sua netta, drammatica contrapposizione fra tradizione politica francese e tradizione politica anglosassone, è naturalmente problema di tanta complessità e di tali dimensioni, che non può neppure essere sfiorato qui. Basterà avervi accennato, come spunto por eventuali ulteriori approfondimenti e discussioni.
ALBERTO AQUÀRONE