Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO TAPPARELLI D' (FAMIGLIA); BIBLIOTECA CIVICA DI SAVIGLIA
anno <1964>   pagina <103>
immagine non disponibile

Libri e periodici
103
Pensieri di Vincenzo Dalberti raccolti da GIUSEPPE MARTIN OLA; Bellinzona, Dipartimento della pubblica educazione, 1963* in-16, pp. 51. S. p.
Uomo integro e schietto, sacerdote di sincera vocazione e di fiera ed amata povertà, fraterna merii.e vicino ai poveri montanari della sua terra ticinese, Vincenzo Dalberti avrebbe desiderato passare la sua vita, con molti libri (che era anche uomo di rara coltura) e poco danaro nella sua casetta di Olivone, in quest'eremo circondato dalla neve, assor­dato dai venti, che alternamente scuotono la povera cella da tutti i lati, in questa triste e selvaggia valle; ma essa mi è cara e non me ne allontano mai che a malincuore . Gli fu, invece, riserbata la sorte di partecipare direttamente e intimamente alle grandi vicende del suo paese, dalla fine del governo dispotico dei landfogti nel 1798 alla costituzione del 1830, della quale elaborò il testo, che consacrava l'irrevocabile libero reggimento del Ti­cino. Egli, infatti, fu membro, e più volte presidente, del Piccolo e del Gran Consiglio di Bellinzona. dal 1803 alla caduta di Napoleone; segretario di Stato dal 1817 al 1830; membro del nuovo governo fino al 1837 e, di nuovo, nel 1839, segretario di Stato.
Il M. ha estratto dagli scrìtti, dai discorsi politici, dalle sue lettere (al magistrato zurighese Paolo Usteri, al letterato bellinzonese Giuseppe von Mentlen, alla scrittrice Anna Rothpletz) i passi che meglio illuminano gli ideali morali e politici del Dalberti, che si possono riassumere nell'onestà scrupolosa e intransigente, nell'adempimento dei pubblici uffici in spirito di missione e di sacrificio, nella fiducia illimitata nelle libere isti­tuzioni e nei prìncipi democratici. Per me è più che problematico il mio ritorno all'Aula legislativa, scrìveva nel 1838 all'amico che sperava di vederlo rieletto al Gran Consiglio ticinese, non ho denari, e se anche ne avessi, non mi permettono i miei principi di com­prar voti , ed aveva l'orgoglio di proclamare: Je n'ai jamais demandò ni charges ni suf-frages à personne. Si depuis 1803 et mème depuis 1798, j'ai servi jusqu'ici la république, je Pai fait loyalement. La buona coscienza lo aveva rassicurato anche nei momenti più procellosi: non ho nulla da temere, perchè non ho mai fatto male a nessuno, e nel disim­pegno delle mie funzioni non ho che eseguito rigorosamente quanto mi imponeva il mio giuramento: che è cosa sacrosanta e non si può violare senza incorrere nella maledizione di Dio . Con quanta scrupolosa integrità intendesse, poi, adempiere alle sue funzioni ce lo dice questa lettera a un deputato locarnese, che vale la pena di riportare: L'accidente di non essersi trovato in casa neppur uno della famiglia ha fatto che fossero ritenute questa mattina le pernici, che voi avete mandato per me. Subito giunto a casa ho fatto chiedere conto di voi, ed eravate già partito. Questo mi porta Fimbarazzo di rimandarvele pel corriere di stasera, lo non accetto doni di sorta alcuna; questo è il mio sistema invariabile. Voi però (permettete che vel dica) avete fatto male volendo regalare un uomo, che non conoscete che nella sua qualità di magistrato .
Giusto e probo nel maneggio della cosa pubblica, la sua dottrina politica si riduceva a una appassionata e ingenua esaltazione del libero metodo democratico come fondamento di ogni buon governo, che egli sosterrà francamente e apertamente anche sotto il regime dei Landamani. Libertà politica ed uguaglianza giurìdica dei cittadini, progresso senza demagogia e senza scosse, onde portare il popolo ticinese al livello degli altri popoli della confederazione, questi sono gli obiettivi, che si propone. È un programma in armonia con la sua sincera e profonda fede religiosa; perchè, come osserva il M., niente di più falso del dipingerlo per miscredente abate volterriano, come facevano i suoi nemici personali e, al di là del confine, la polizia austrìaca.
Come ti è accennato, il M. si è servito per questa sua antologia di scritti editi e ine­diti del Dalberti. Questi ultimi sono tratti in gran parte dalle carte di lui, conservate nel­l'Archivio cantonale di Bellinzona. Altre carte dnlbcrtianc, smembrate o disperse (si veda in proposito quanto scrive Vinciti GUARDONI, H Dalberti proibito, in Archivio storico ticinese, a. IV, n. 13 (marzo 1963), pp. 623-634; ivi anche una bibliografia crìtica delle dizioni di scrìtti e carteggi del Dalberti) sta raccogliendo il M. e la loro pubblicazione,