Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO TAPPARELLI D' (FAMIGLIA); BIBLIOTECA CIVICA DI SAVIGLIA
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1964
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pagina
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106
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106 Libri e periodici
R. GnEw, A stentar pian for Italioti unity. The Italioti National Society in the Risorgi-mento; Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1963, in 8, pp. XIII-500. 10.00.
È strano a dirsi, ma è questo il primo stadio complessivo, approfondito ed esauriente fondato su ampie e scrupolosissime ricerche d'archivio oltre che su una minuta conoscenza delle fonti a stampa, che sia stato compiuto finora sa quella Società Nazionale di Manin, Pallavicino e La Farina, che pure rappresentò uno dei centri motori più efficaci del processo di unificazione dell'Italia. Poro strano può apparire il fatto che un tale stadio ci venga addirittura da oltre Oceano, frutto dell'opera paziente e amorevole di uno straniero. Spesso, la giovane storiografìa italiana va a cercare farfalle sotto l'arco di Tito, ovvero, con una sorta di narcisistico compiacimento, si dà allo studio del microscopico quando ancora molto ci sarebbe da fare nel campo delle cose visibili ad occhio nodo; meno male, comunque, che di quando in quando sopraggiunge qualche forestiero ad aiutarci a colmare le maggiori lacune ancora esistenti.
Il libro di Grew offre innanzi tutto una ricostruzione precisa, minuziosa, delle varie fasi della vita della Società Nazionale, sia al centro sia, nella sua più o meno capillare organizzazione periferica. È tutta una fitta trama di contatti personali, di iniziative, di discussioni, di consensi e di incomprensioni, di manovre e di contromanovre, di battaglie pubbli cistiche e di attività organizzativa, che l'autore sa ritessere con mano sicura e chiarezza di visione, ordinando e coordinando, senza lasciarsi sommergere dai dettagli, ma giustamente consapevole del valore che in un'indagine di questo genere può avere un particolare apparentemente insignificante, quale la tiratura di un opuscolo o l'ammontare di una sottoscrizione. È questa la solida intelaiatura intorno alla quale il Grew fa emergere la fisionomia politica della Società Nazionale e la sua precipua funzione storica nel periodo cruciale dell'unificazione italiana.
La Società Nazionale nacque da una volontà di realismo, dalla determinazione di ricercare la soluzione del problema italiano sulla base dell'accettazione del possibile a danno del meno possibile, anche se ciò dovesse significare una riduzione ai mìnimi termini della sfera del possibile più immediato. L'enfasi doveva esser posta più sulla forza delle cose che su quella delle idee. La religione, ammoniva il Credo della Società, santifica il martirio, ma la politica reclama la vittoria; per la religione è sufficiente morire, per la politica è necessario trionfare. Ma la volontà di realismo politico della Società Nazionale, ed in particolare di La Farina, con il quale essa andò sempre più identificandosi, si legava intimamente alla volontà di dare una soluzione moderata al problema nazionale, di mettere fuori causa, nella costruzione della nuova realtà politica italiana, mazziniani e democratici-radicali in genere; e ciò sopra tutto a partire dall'estate del 1859. Certamente, nella fase iniziale, aderirono alla Società Nazionale ed al suo programma numerosi democratici d'ispirazione mazziniana, i quali, se erano disposti a mettere da parte hi loro pregiudiziale repubblicana in favore delle finalità preminenti di unità e di indipendenza, non lo erano altrettanto a rinunciare in blocco alle loro aspirazioni politiche e ad accettare supinamente le direttrici di marcia del moderatismo filosabaudo. Lo stesso Pallavicino, la cui influenza sull'azione e sull'impostazione programmatica della Società andò fin dal 1858 scemando a vantaggio dell'egemonia Iafarmiana, conservò sempre una più o meno velata diffidenza nei confronti di Cavour e della politica piemontese. Nell'insieme, però, questo filone democratico di provenienza mazziniana, o repubblicana In genere, venne ben presto assorbito dalla prevalente tendenza moderata e schiettamente cavouriana impersonata da La Farina e sotto questo punto di vista mi sembra che il Grew apporti una valida rettifica alla interpretazione di Sergio Camerani (efe. La società nazionale neW Italia centrale, relazione svolto l'il dicembre 1961 al Convegno delle Deputazioni di Storia patria e ora pubblicato in IImovimento unitario nette regioni d* Italia, Bari, Laterza, 1963, pp. 21-44), il quale ha sottovalutato il peso dei moderati in seno alla Società Nazionale, accentuando invece la partecipazione di elementi popolari di tendenze democratiche.