Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO TAPPARELLI D' (FAMIGLIA); BIBLIOTECA CIVICA DI SAVIGLIA
anno <1964>   pagina <107>
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Libri e periodici
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La Società Nazionale insìsteva costantemente e con sincera intransigenza sulla ne­cessità di mettere da un canto le questioni secondarie per concentrare tutti gli sforzi co-munì in vista del raggiungimento dell'indipendenza e dell'unità: ma i suoi dirigenti mo­derati e questo non significa affatto accusarli di ipocrisia lo facevano con tanto mag­giore ardore, in quanto relegare al ruolo di questione secondaria il problema del contenuto politico-sociale dell'indipendenza e dell'unità significava in realtà, nelle circostanze del momento favorire la prevalenza nel futuro Stato unitario di un determinato contenuto politico-sociale anziché di un altro.
In realtà, la ricca e capillare documentazione offerta dal Grew induce a concludere che la funzione, difficile, che la Società Nazionale, sotto l'influenza di La Farina* si pro­pose con crescente determinazione e chiarezza d'intenti di svolgere e occorre appena avvertire che non si parla qui di tutta la Società Nazionale, che non presentava certo una monolitica compattezza, ma di quella sua maggioranza, in Beno alla quale pure esistevano sfumature diverse, che dava il tono alla sua azione ed al suo programma fu quella di essere al tempo stesso cospiratrice e gendarme: cospiratrice, con intenti rivoluzionari, nei confronti dei governi assolutistici d'Italia; gendarme nei confronti di mazziniani e demo­cratici radicali e dei loro tentativi di soluzione del problema nazionale italiano. Non a caso, e questo è solo un esempio ira tanti, la preoccupazione maggiore della Società Nazionale durante la primavera-estate del 1860 fu quella di neutralizzare politicamente Bertoni ed il suo gruppo sul piano degli aiuti a Garibaldi ed ai Mille.
Nel complesso, la Società raggiunse il suo scopo in questa aspra battaglia su due fronti; ma a prezzo di un progressivo svuotamento della sua autonomia nei riguardi del governo subalpino: dal ruolo di sostegno esterno e di stimolo della politica di Cavour* essa passò sempre più a quello di strumento, in posizione nettamente subordinata, di questa, senza hi capacità di elaborare e propugnare soluzioni proprie. Tutto ciò non potè peraltro che andare a scapito della capacità della Società Nazionale di agire m senso rivo­luzionario nelle regioni non ancora liberate e di promuovere efficacemente, nna volta giunto il momento dell'azione diretta, movimenti insurrezionali che spazzassero via gli organi e le strutture degli antichi regimi. Ciò apparve evidente nel 1860 sia a Napoli, sia nelle Marche e ancor più in Umbria; tanto che Cavour non nascose la sua delusione, ed anche il suo irritato dispetto, per la fiacchezza di quelle popolazioni e per il fatto che le insurrezioni popolari, allorché gli avrebbero fatto comodo, o non si verificavano del tutto, oppure si riducevano, per usare le parole del generale Fanti, a très pou de chose. Come osserva il Grew, egli era lontano dal capire hi psicologia rivoluzionaria e stentava a ren­dersi conto che la sua ferma volontà - la quale del resto poteva essere pienamente giu­stificata anche da considerazioni prescindenti dal suo sostanziale moderatismo politico-sociale di impedire qualsiasi moto insurrezionale, là dove potesse rivelarsi inopportuno per la sua politica, e di controllarlo da vicino una volta che si fosse manifestato, rendeva assai più improbabile la rivolta quando egli avrebbe invece voluto suscitarla. Le insur­rezioni popolari non si possono manovrare allo stesso modo in cui si manovrano i negoziati diplomatici o le battaglie parlamentari.
Se la Società Nazionale non potè vantare grandi successi nel campo dell'azione di­retta degli elementi locali per rovesciare, al centro come alla periferia, le autorità degli antichi regimi, essa si rivelò indispensabile tra il '57 e la primavera-esente del '59 nel suscitare e mantener vivo, spesso in condizioni assai avverse, un fervido spirito unitario ancorato alla soluzione sabauda del problema nazionale e nel consentire così, specialmente in Toscana, in .Romagna e nei Ducati, che questa finisse con l'imporsì, nel periodo di crisi seguito a Villafranca, senza scosse eccessive, hi maniera tutto sommato ordinata e pacifica. Pare decisivo, anche se sotto un aspetto diverso, il contributo della Società Nazionale alla spedizione di Garibaldi in Sicilia. Appoggiando pubblicamente quest'ultima in maniera molto più decisa anche se, al di là delle apparenze, non priva di titubanze e contraddi­zioni di quanto sarebbero stati disposti a fare buona parte dei cavouriani di stretta osservanza, e impedendo così che fosse ti gruppo radicale di Bertoni a monopolizzare nel Nord il sostegno morale e materiale ai garibaldini, essa rese possibile al governo piemon-