Rassegna storica del Risorgimento

GIORNALI LIBERALI FRANCIA 1864-1865; GIORNALI LIBERALI GRAN BRE
anno <1964>   pagina <513>
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H Sillabo nei primi giudizi detta stampa liberala 513
rigettando tale prerogativa, la discuteva Tale premessa serviva alia Presse del 26 o all'articolista, G. Jauret, por stabilire il principio: libertà per tutti 1 Per il dommatismo che impone, per la critica razionale che espone. Siedi non propria­mente lVnciclica entrava in questione, bensì l'infallibilità del papa, alla quale dava potenza effettiva e pratica la fede dei cattolici.
Il 28 dicembre, in possesso del testo, la lo stesso direttore E. de Girardin, che se ne volle occupare per riaffermare con maggior chiarezza lo stesso prin­cipio e insistere sulla tesi che più. stava a cuore alla Presse, cioè la totale separa­zione fra Chiesa e Stato. Inutile discutere altre questioni poste dall'enciclica. Unica soluzione e risposta nello stesso tempo, secondo il Girardin, al gesto del pontefice sarebbe la separazione: Ubera Chiesa nell''universo Ubero. Ritorno alla legge del cinque ventoso, anno terzo (21 febbraio 1795).
Ma ciò che la logica prescriverebbe, concludeva senza speranza il Girardin, non farà la politica ! Né per questo egli si stancherà di ribattere sempre sul medesimo chiodo anche in seguito.
Un tantino singolare la reazione dell'Opinion Nazionale di Parigi, 1 la quale con un linguaggio mordace e violento il 21 dicembre portò la sua attenzione sul denaro di san Pietro che, com'è noto, si andava raccogliendo da qualche anno per sovvenire le necessità del pontefice, dopo la perdita di buona parte dei suoi territori. J. Labbé, l'articolista, in polemica con Monde e col vescovo di Tulle ironizzava sulle grazie e i favori spirituali che Pio IX prometteva ed elargiva ai fedeli che gli avessero mandate strenne natalizie in denaro, non diversamente da quel che il predicatore Tetzel aveva fatto al principio del Cinquecento in Germania in favore della fabbrica di san Pietro provocando la nota reazione di Lutero. Ma se allora quelle somme servivano per pagare i lavori di Michelan­gelo e Raffaello, proseguiva Labbé, oggi serviranno a vestire gli zuavi di mons. de Mérode. E vero che al nostro fianco ci saranno dei poveri che hanno freddo e fame; ma che importa ? Allons, allons, come grida il vescovo di Tulle, offriamo le nostre strenne ad Antonclli e a Francesco II di Borbone, affinchè possano vestire i poveri briganti stesi sulla nuda terra nelle gole della Calabria e senza un piemontese da mettere sotto i denti.
Il 26 poi Cb. Sauvestre se la prendeva col carmelitano p. Giacinto Loyson, che andava predicando l'Avvento a NotrcDame, perchè aveva parlato della filosofia hegheliana. Perchè perdersi dietro quello che divide e non cercare quello che unisce, domandava sdegnato ? E ricordava al p. Giacinto che quella era la missione del sacerdote cattolico e che se il sacerdozio non la adempiva, ci sareb­bero stati altri che lo avrebbero sostituito. E proseguiva poi parlando di una società che si era"prefissa da tempo quella missione che aveva per divisa: la libertà nell'unità. Ma il Sauvestre scivolava poi a parlare delle logge masso­niche ohe credevano in Dio, mostrando bene da qual pulpito si rivolgesse la predica al p. Giacinto e al Monde. Contemporaneamente, invece di occuparsi dell'enciclica con articoli propri, si preferivano ampie rassegne della stampa nazionale ed estera riguardanti gli apprezzamenti sull'enciclica. Interessante la divisione in classi o gradi che il Labbé faceva il 28, della stampa cattolica o clericale francese. H Afonde, ohe, secondo tale classifica, era l'amico dei clericali di primo grado, si era accontentato di pubblicare testo latino e traduzione dei
1 ) L'Opinion Nazionale fu il primo quotidiano lei gruppo dei Sei nuovi (cfr. nota 1, p. 509).