Rassegna storica del Risorgimento
GIORNALI LIBERALI FRANCIA 1864-1865; GIORNALI LIBERALI GRAN BRE
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1964
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Il Sillabo nei primi giudizi della stampa liberale 541
h*Ost~deuische Post* secondo la Perseveranza del 3 gennàio e il Globe di Londra del 4, considerando l'enciclica sotto l'aspetto delle relazioni fra Roma e l'Austria esortava a riprendere la tradizionale politica ecclesiastica di Maria Teresa e di Giuseppe II, essendo ormai distrutta ogni speranza di transazione riguardante il funesto concordato del 1855. Anche i giornali italo-austriaci non mancarono di allinearsi con gli altri, com'era naturalo. La Triester Zeitung, secondo la Perseveranza del 29 dicembre, riconobbe al papa il diritto di inviare l'enciclica ai vescovi, rilevando che gli Stati moderni non avrebbero potuto essere retti secondo quei principi a meno che non si fosse voluto ripiombare l'Europa nella barbarie del M. E. e trasferire la sede della civiltà nell'Australia o nella Nuova Zelanda. Il Tempo di Trieste, secondo lo Stendardo Cattolico del 3 gennaio, si era lanciato a far l'elogio di Lutero come pioniere del rinnovamento e della libertà religiosa, ma faceva solo opera di scristianizzazione essendo scritto da spretati. Anche la Gazzetta di Venezia) secondo il Contemporaneo di Firenze del 3 gennaio, aveva espresso il suo giudizio negativo sull'enciclica.
La reazione della stampa cattolica austriaca appare piuttosto debole, secondo quello che ne riferiscono i giornali stranieri. Oltre il Volksjreund citato di passaggio da Presse di Parigi e Opinion Nationalc, scrisse in favore dei documenti papali il Vaterlandt il quale, secondo lo Stendardo Cattolico del 3 gennaio, rilevò il coraggio del papa in quelle circostanze e l'estensione del movimento di apostolato cattolico verso l'oriente; sicché le perdite dell'occidente venivano compensate dalle nuove conquiste. La stampa cattolica straniera si fermò di preferenza sull'atteggiamento del governo e dei giornali ufficiali o ufficiosi che ne davano notizia. Cosi lo Stendardo Cattolico del 13 gennaio trovava degno di lode Patteggiamento del governo austriaco perchè aveva permessa la pubblicazione dell'enciclica in quanto la dottrina in essa contenuta non era intesa a cambiare leggi e istituzioni, ma a mettere in luce i veri principi cattolici per guida e norma delle coscienze dei fedeli. La Gazate de Franco del 14 gennaio a sua volta commentava favorevolmente l'articolo della Wiener Zeitung, nel quale si leggeva che il governo non doveva prendere alcun provvedimento riguardante l'enciclica non avendo avuta alcuna comunicazione ufficiale da parte del nunzio pontificio. Ciò voleva dire che si trattava di affare tutto spirituale spettante ai vescovi e non al governo, secondo le disposizioni del concordato. Al contrario, VUnion di Parigi dell'11 gennaio giudicò sfavorevolmente la notizia data dalla Gazzetta Ufficiale viennese, nella quale, citati l'ordinanza imperiale del 18 aprile 1850, paragrafi 1-2 e l'art, 2 del concordato del 1855, si leggeva la dichiarazione del governo, secondo la quale si riconosceva nell'enciclica una manifestazione di vedute della Sede Apostolica non atta a operare mutamenti di leggi e istituzioni esistenti nell'impero austriaco. L*Unità Cattolica di Torino il 12 gennaio commentò: questa nota nella sostanza è degna di Francesco Giuseppe I, ma nella forma si risente delle frasi di Giuseppe 11. Accettiamo la sostanza, rigettando la forma che si deve attribuire a qualche scriba della scuola di Kaunitz .
Seguendo le ripercussioni nei giornali stranieri, si può riconoscere esatto il rilievo di Siede del 31 'dicembre secondo il quale i giornali liberali austriaci affermavano che il radicalismo teocratico di Pio IX aveva inferto un colpo terribile al potere temporale e aveva allontanato i cattolici moderati dalla S. Sede, mentre i giornali clericali tacevano senza ribattere validamente. Con un po' di ritardo ripeteva qualcosa di simile VItalia di Napoli il 10 gennaio.