Rassegna storica del Risorgimento
ALEXANDRESCU GRIGORE POESIE
anno
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1964
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pagina
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545
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UN'ODE DI GRIGORE ALEXANDRESCU A VITTORIO EMANUELE II
A differenza di altri grandi scrìttoli romeni, come Alecsaudri, Eminescu, Creangà, Caragiale, Cosbuc, e perfino di minori, come Panait Cerna o Bratcscu Yoinesti, cui sono state consacrate da studiosi italiani monografie più o meno esaurienti, Grigore Alexandrescu è rimasto in Italia, stranamente, pressoché sconosciuto, nonostante che fin dal 1879 Angelo De Gubematis lo avesse inserito, con una valutazione oltremodo positiva, nel suo tuttora prezioso Dizionario biografico degli scrittori contemporanei.1) Eppure si tratta di un poeta vigoroso, fra i maggiori del primo Ottocento europeo, che seppe, conciliando il classicismo della sua formazione e delle sue prevalenti letture col romanticismo della sua anima e del proprio tempo, coltivare altrettanto bene la meditazione filosofica, l'elegia erotica, la rievocazione storica e l'ode eroica, P epistola , la satira, ma, in particolar modo, la favola; e, in prosa, con vena sicura, il memoriale di viaggio.
Nato fra il 1810 e il 1814 (non si conosce la data precisa) nella ex-capitale della Valacchia, Tàrgoviste, Grigore Alexandrescu ebbe vita difficile e tormentata. Ricevette istruzione neogreca e francese, si legò d'amicizia coi principali ingegni dell'epoca, partecipò all'attività delle società rivoluzionarie liberali, per cui subì anche alcuni mesi di carcere, ai moti del '48. quando fu redattore del giornale patriottico Popoliti suveran, infine alla lotta per l'Unione dei Principati, dopo la cui vittoria, nel 1859, ebbe qualche carica pubblica, che mantenne per altro poco, perchè nel 1860 comparvero i primi segni di una grave malattia mentale, che tormenterà lo scrittore, pur con frequenti ritorni di lucidità, fino alla fine della vita, e cioè per circa un quarto di secolo.
La sua opera, che iniziò con traduzioni e rielaborazioni di Rorian, scrittore allora di gran moda, La Fontaine, Boileau, Metastasio ( A Nice ), Voltaire, Byron, Lamartine, si liberò pian piano dei vari contrastanti influssi ed acquistò, in tre decenni di sviluppo, una sua forte fisionomia originale. Soltanto verso la fine della vita, quando aveva ormai settant'anni, e la malattia si era di molto aggravata, Grigore Alexandrescu tornò alle traduzioni, scegliendo, forse per aver sentito con lui una certa comunanza di destino, il Tasso, della cui Gerusalemme rese in romeno i primi cinque canti.
Questa introduzione era necessaria prima di segnalare al lettore e agli studiosi italiani una singolare ode dello scrittore romeno a Vittorio Emanuele II:
J) Ma t* curioso che l'Alexandreica, mentre ricompero nel voi. I del DictUmnaire intentaiioniil de fcritiains du jour, Firenze* 1891, scompare nel Dictionnairv intermnional des ùcrìvains du monde latin, RomaFirenze, 1905, del medesimo De Gubernatis, dove pure gli scrittori romeni non sono pochi. Macco Antonio Canini aveva accolto una lirica di Grigore Alexandrescu (No, la tua morte v) noi voi. I della sua bella autologia, U Libro dell'Amore, Venezia, 1885.