Rassegna storica del Risorgimento

BUFFA DOMENICO CARTE
anno <1964>   pagina <553>
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Le carte di Domenico Buffa 553
però, ad essere ignorato. Per circa un secolo, a parte nn articolo di Guido Bu8tico, Domenico Buffa e la fondazione della Lega Italiana (pubblicato nella Rivista d'Italia del 15 marzo 1928) e quello dell'Averta, nessuno studio specifico era ap­parso sul Nostro, prima di quello della Franzoni Ganiberini, pubblicato dal 1956 al 1958.
Lo stato di conservazione dei documenti è ottimo, essendo stati sempre custoditi con somma cura in un grande comò-stipo settecentesco e in altri mobili dell'appartamento abitato uno al 1921 da Edvige Riboli Buffa, ed attual­mente dai nipoti.
La varietà e l'importanza dei corrispondenti, la dimensione dei problemi che vi si articolano, il contenuto inedito, racchiudono, nei carteggi conservati in questo archivio, un notevole valore di interesse storico e letterario. Le fonti documentarie inedite di cui si dà notizia, non soltanto sono compiutamente funzionali per un approfondito lavoro di ricognizione e di ridimensionamento di una personalità non ancora sufficientemente conosciuta (o soltanto diligen­temente individuata attraverso referenze bibliografiche) ma soprattutto per una verifica storiografica nell'ambito di alcune situazioni della politica subalpina tra il 1848 e il 1858. Il Buffa ebbe vita breve (moriva appena quarantenne), ma intensa di sollecitazioni culturali, di approfondimento metodologico per una più. efficace operazione storiografica; ricca di contatti, di iniziative e soprat­tutto educata a seguire le direttrici della dignità e della lealtà. Giunse giovanis­simo alle più alte cariche dello Stato (a trent'auni era ministro e destinato a coprire ruoli di alta responsabilità) e avvertì ben presto l'urto tra il reale e l'ideale. Fu un vero democratico e un vero liberale, per quanto tali attributi significano rispetto per le opinioni, amore per l'ordine e per la libertà e la sua sintesi di uomo politico ebbe come fondo programmatico l'onestà e la fermezza. Gioberti scrisse che Domenico Buffa aveva per la schiettezza dei modi e la lealtà dell'animo anche la stima degli avversari . *) Tale affermazione, che si riferisce al dicembre 1848, trova ancora conferma in quella di dieci anni poste­riore del Cavour, il quale scriveva da Strasburgo il 22 luglio 1858 al conte Teo­doro di Santa Rosa Ho ricevuto la lettera colla quale mi annunziate la morte del povero Buffa. È una perdita grave che fa il partito liberale o per dir meglio 21 Paese, giacché Buffa era pure un uomo di partito, ma un buon cittadino, un abile oratore, un carattere distinto. Sarebbe stato all'occorrenza un buon mini­stro. Sono certo che tulli, e La Marmerà in ispecie lamenteranno questa imma­tura perdita . *)
Nel presente saggio archivistico è mia intenzione scendere alle indicazioni essenziali delle varie relazioni politiche e culturali del Buffa, sottolineando la fisionomia dei carteggi più importanti, senza però perdere di vista quell'unità di visione che per una raccolta copiosa di documenti deve essere il termine precipuo di informazione per il lettore. Il presente saggio racchiude quindi una sua vitalità perchè, pur nei limiti di una funzionalità meramente informativa, è utile a quegli studiosi della politica subalpina tra il 1848 e il 1859 ohe avvertono nel loro campo operativo carenze documentarie: valga innanzi tutto il caso di
1) VINCENZO GIOBERTI, Del rinnovamento civile d'Italia, Turili.. 1851, tomo primo,
p. 375.
2) LUIGI CUT ALA, Lettera edite ed inedite di Camillo Cavour, Turino, 1883, voi. II,
p. 323.