Rassegna storica del Risorgimento

BUFFA DOMENICO CARTE
anno <1964>   pagina <555>
immagine non disponibile

Le carte di Domenico Buffa 555
-dio il medico ovadese recò allo Letture popolari e elio rivelano particolari interes­santi del costume letterario di quel tempo. Alcune lettere di Marco Tabarrini forniscono notizie sulla vita culturale in Toscana, e accentuano momenti di particolare motivazione psicologica circa le aspirazioni del giovane di Poma-rance e ne evidenziano la ricchezza sentimentale. Di Domenico Carutti si con­servano alcune lettere contenenti varie esplicitazioni intorno a problemi letterari, che rivelano aspetti inediti dell'organizzazione culturale in Piemonte. Problemi filologici sono discussi in alcune lettere di Lorenzo Ranco, il anale, già esule e di tendenze mazziniane, forniva ragguagli intorno ai più vivi aspetti della politica e della letteratura. Giambattista Ccreseto era in stretto contatto con Ignazio e nelle sue lettere si leggono giudizi intorno alle letterature straniere, alla politica subalpina, alle novità librarie (una intéressantissima intorno al Gesuita mo­derno). Anche Francesco Guardini, da Genova, inseriva nelle sue lettere com­menti a fatti politici, ed aggiornava l'amico, che trascorreva gran parte dell'anno in provincia, nel campo lctterario-politico, ed era contento, quando certe belle novità come Degli ultimi casi di Romagna gli offrivano motivo per apostrofi gagliarde. Altre lettere dell'Aquarone, del Nocchi, del Bicchierai, del Bensa contengono motivi vari di interesse.
La giovinezza di Domenico Buffa reca allo studioso una pluralità di com­ponenti culturali, di sollecitazioni spirituali, di impostazioni di lavoro variamente filologico e storiografico, che, in parte, rivela la struttura spirituale della situa­zione culturale italiana intorno al 1840. Definire nella giusta luce una giovinezza nella sua piena formazione, come quella del Buffa, significa individuare le coor­dinate spirituali di una generazione che contribuì attivamente alla vita politica, che giunse alla ribalta del 1848 attraverso esperienze di letture e avventure di pensiero, sollecitate dalla lezione romantica della storia e della patria. Il gio­vane Buffa iniziò il suo noviziato filologico con ricerche paremiografiche; a vent'anni, studente in giurisprudenza a Torino, frequentava Lorenzo Valerio e pubblicava poesie sulle Letture popolari e sul Subalpino di Massimo Monte ze-molo. Si era introdotto nell'ambiente letterario torinese e, attraverso la media­zione del fratello, era entrato in relazione col Montanelli, col Centofanti, col Tabarrini. Racchiudeva in sé tutte le qualità per riuscire nelle lettere: i consensi di molte personalità illustri lo confermano. Nel 1839 pubblicava poesie e articoli politici ed era incoraggiato dal Valerio, ch'egli definiva un giovane ime ha tanta prudenza come un vecchio . Al padre che gli rimproverava d'essere stato troppo audace in un articolo relativo agli operai del Belgio, egli rispondeva risolutamente 1*8 marzo 1839, con una pagina mirabile in cui definisce la propria consapevolezza e autodeterminazione: Scrivere in me non è un passeggiero desiderio ma un impo-nenie bisogno: il mio pensiero si e avanzato negli studii con questa idea fissa fin da fanciullo: togliere questa idea è spegnere il pensiero. Ma voi sapete che ogni uomo ha una testa e ogni testa ha proprie convinzioni, non già per giovanile avventatezza, come forse credete; io le ho meditate, potete sorrìdere alla gravità di questa parola, ma lo ripeto con tutta coscienza, le ho meditate. Può essere che col passare degli anni esse vengano a mutarsi; io però non temo di questo: ad ogni modo ora per rinunziare a queste convinzioni dovrei mentire a me stesso. Voi amereste ch'io stessi come un fiore sotto la sua campana di vetro: non dir questo perchè scontra qua, non dir quest'altro perchè scontra là. Vedete un poco: fatte tutte quelle restri­zioni, che a voi pajono da farsi, io dovrei ridurmi a non iscriverò che canzoncine, a scrivere o ciò che non penso, o cose da nulla, bollo di sapone. Ma considerate che