Rassegna storica del Risorgimento

BUFFA DOMENICO CARTE
anno <1964>   pagina <559>
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Le carte di Domenico Buffa 559
nutazioni del ministero (a nome della anale tenne una importante relazione nella tornata del 6 novembre) aveva nell'autunno del 1848 acquistato una propria fisionomia nell'ambito parlamentare. Il 27 novembre scriveva ai genitori:
H ministero da qualche tempo sente il bisogno di modificarsi; so che hanno parlato assai di me i ministri, e che avevano intensione di chiamarmi a parte del ministero: a me furono fatte aperture da parecchi ministeriali, e da PineUi mede-simo, ma prima che venissero a fare la proffèrta, io mi mostrai così contrario ai loro principii e mostrai così impossibile la modificazione ministeriale, che si astoni-nero dal fare l'offerta esplicitamente. Se il ministero si cambia e Vopposizione va al potere, io forse sono invitato a farne parte, ma sono risoluto di oppormivi per quanto sta in me.
Fu quasi costretto ad entrare nel ministero democratico, e il fratello Ignazio Io consolava scrìvendogli il 15 dicembre: La dichiarazione di Gioberti e degli altri di non voler accettare se tu non accetti mi pare una delle maggiori consolazioni che possa avere un uomo. Ma il giorno seguente poco prima che il nuovo ministero si presentasse alle camere, egli scriveva ai genitori: I tempi sono terribili; io ne sento il peso immenso, e mi fa tremare, vi ripeto, pregate per me.
Appena fatto ministro d'Agricoltura e Commercio, fu spedito a Genova in qualità di commissario straordinario del governo con pieni poteri, e fu costretto a rimanervi fino al 20 marzo 1819. Tale periodo, che coincide con uno dei momenti più critici del nostro Risorgimento, fu durissimo per il Buffa. La questione di Genova precisava una nota ministeriale del dicembre 1848 al nuovo commissario agita il Paese e V esercito, e preoccupa il gabinetto, e l animo del Re. H Circolo Italiano è una emanazione dello spirito mazziniano e con questo è impossibile ogni transazione.
Le lettere di Sineo, di Gioberti, di Rattazzi, di Cadorna, di Tecchio, di Ricci ecc. recano un grande contributo per una più ponderata valutazione dei ministeri Gioberti e Chiodo. Non è qui possibile scendere a indicazioni particolari, ma i documenti, che mi auguro di pubblicare quanto prima, sono certo riusciranno di grande aiuto agli studiosi. La questione di Genova con le suo costanti pertur­bazioni, con la sua intensa azione democraticomazziniana, il problema dell ar­mamento, della ripresa delle ostilità, la insabbiata mediazione anglo-francese, la carenza finanziaria, la crisi commerciale, le agitazioni di alcuno classi lavora­trici (massime i faccioni e i vetturini di Genova), la incapacità di alcuni funzio­nari, l'intervento in Toscana, le dimissioni di Gioberti, i disordini nell'esercito, le reazioni municipalistiche, le istanze per il prestito della banca di Genova, lo scapito della valuta, la scarsità di numerario, le polemiche intorno alla giobertìana costituente federativa e alla montanclliana costituente italiana, sono alcuni dei temi contenuti nei quattrocento documenti riguardanti questo periodo. I dispacci del La Marmora dal quartier generale di Sarzana contribuiscono a chiarir meglio il dissidio tra Piemonte e Toscana e accentuano motivi di estrema delicatezza e sono una messa a punto intorno alle provocazioni del governo toscano nei riguardi del Piemonte. In molte lettere il La Marmora appare estre­mamente indignato contro il governo toscano e spesso non tace il suo disprezzo, non soltanto contro il movimento democratico, ma anche nei riguardi del suo esercito. In una lettera del 23 febbraio 1849 egli scrive da Sarzana:
La demissione del presidente Gioberti in questi momenti è una vera calamita. Qual ministero avremo noi ohe ispirar possa un po' di confidenza?.,. Gli austriaci sono a Ferrara, persone che hanno corrispondenza colla Romagna mi dicono che