Rassegna storica del Risorgimento
BUFFA DOMENICO CARTE
anno
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1964
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pagina
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561
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Le carte di Domenico Buffa 561
partito esercita in materia elettorale, facendosi qui di tutto una questione di voti} ma ogni influenza cadrà contro una condotta ferma e dignitosa. Ci vorrebbe però a questo fine una diplomazia informata allo spirito del paese, alla corona, e dirò ancora del governo, e non quell'antico substratum che salvo alcune eccezioni è in diritto di ridersi della nostra tolleranza; bisogna però d'altra parte ricordare che il partito dell'ordine si fa ogni giorno più forte, e che, salvo l'Inghilterra, nella diplomazia estera non abbiamo che nemici, e la prova la vedrai in tutti i giornali. Avvertirò pure che vi ha una decisa recrudescenza al momento, e la cosa è più seria purtroppo che non si crede. La questione dell'aggiunta al trattato di Commercio colla Francia è un punto per noi molto critico, so tutto ciò che si può dire contro, ma so pure che la scrizione di questi articoli addizionali importando la caduta di Cavour ed implicando fors1 anche quella di Azeglio, è un'eventualità aspettata da lunga mano, e preparata con arte profonda, lo scopo fisso è una crisi ministeriale che si aspetta qui con gran fiducia. Per carità non lasciatevi cogliere in questa trap' pota, è sagrifizio durissimo quello che si chiede alla Camera ed al paese, lo so quan-. inoltri, non dico tanto per la sostanza della cosa, ma per il modo con cui agi il governo e Vambasciatore francese, ma, non saprei troppo ripeterlo, bisogna andare avanti...
In un'altra lettera dell'll settembre 1852 da Torino così si esprime a proposito dell'Azeglio:
Non vi ha alcun dubbio che egli non ha mai pensato a veruna combinazione che potesse ravvicinarlo a Cavour; manifestò anzi un'opinione che tronca ogni supposizione nell'avvenire. Crede fermamente che il sig. Cibrario basta a sciogliere la questione finanziaria, ed in tale fiducia si presenterà tranquillissimo alla Camera. Non tutti i suoi colleghi la pensano a questo modo; potrei citarne alcuno che la pensa come noi, e si rassegna fin d'ora ad una crisi inevitabile. Se il sig. Azeglio crede di poter far a meno del sig. Cavour, quest'ultimo è più tranquillo del primo, cosichè le cose sono al punto in cui ci siamo lasciati...
E prosegue: Mi uteri, però assicurato che d'Azeglio offrì il portafoglio del-fin-terno al sig. S. Martino, che lo rifiutò, mettendo per condizione l'entrata di Cavour, e l'accordo col partito. Ho buone ragioni per credere a questo fatto, ma ne ho altre per credere il contrario: queste ultime da un ministro. La verità si è che giuocano a gatta cieca. Intanto d'Azeglio tornerà il 16 in Torino. Non credo che il Re si rechi a Genova; dopo il campo va a caccia a Lori sulle terre di Cavour ed alloggierà in casa sua. Il Re deve vederla più chiara che non si pensa, ed io spero più in lui che in tutti gli altri,..
Riferendosi al soggiorno parigino di Cavour e Rattazzi, scrive il 22 settembre 1852 da Torino:
L'opinione di Cavour sulle cose di Francia è affatto consentanea alla tua, così crede che mai governo più forte ha esistito in Francia... contento sempre più del suo viaggio, ed assicurato, per quanto lo si può esserlo, che non avremo nel governo francese attuale né un insidiatore, nò un nemico alle nostre istituzioni e alla nostra politica liberale...
Il 25 ottobre 1852 così informa l'amico della caduta del ministero d'Azeglio:
Il ministero ha dato feri Poltro la sua dimissione. La vera causa di questa repentina decisione non la conosco a fondo e non mi lascia senza sospetti. Il Re mandò per Cavour a Lori, e feri ebbe una lunga udienza a Stupinigi. Non ricevette incarico di formare un ministero, ma la cosa accenna a questo. Tutte le difficoltà della situazione stanno pel Re nella legge sul matrimonio e non parlò d'altro. Cavour si riservò di approfondire la cosa, ma non so come se la caverà, fermo