Rassegna storica del Risorgimento

BUFFA DOMENICO CARTE
anno <1964>   pagina <572>
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572 Libri e periodici
periodica, gli stadi sul 1799 napoletano. I documenti pubblicati provengono, invece, tutti da un gruppo di quattrocento bandii repubblicani e borbonici, conservati nell'Archivio provinciale De Genunis di Bari. Cinque di essi sono a firma del generale Championnet, quattro di Iguazio Ciaia, uno dell'Abamonti, uno di Domenico Bisceglia, uno di Ercole D'Agnese. A questi veri e propri comunicati nffimnli delle autorità militari e civili sì ag­giungono degli scrìtti divulgati in fogli volanti: uno di Nicola Neri sul Carattere del pa­triota al popolo napoletano; un indirizzo di Michele Azzeriti al Macdonald contro l'abo­lizione della feudalità. Completa infine la raccolta una interessante memoria intorno allo Stato dei Banchi di Napoli del Calanti.
Ai vari documenti sono premesse note esplicative, nelle quali molto spesso si precisano notizie o date da alcuni storici (e dallo stesso Croce) non sempre esattamente intese. Ma quando si passa a valutazioni generali, in queste note come nell'introduzione i giudizi risentono di una incompleta utilizzazione della vivace discussione storiografica intorno al triennio giacobino di questi ùltimi anni, poco presente anche nella bibliografia del volume, nella quale invece si citano opere di carattere troppo generale o del tutto estranee all'argomento. Vi sono citati, invece, a proposito i due volumi del Godechot sui commis­sari civili e quello sul mito della Grande Nazione , che avrebbero però potuto essere anche utilizzati, in luogo, ad esempio del volume di Heriot, troppo genesico e superficiale.
Il M. richiama giustamente l'attenzione sulla grande utilità che avrebbe una rac­colta il più possibile completa di proclami e dei bandi della Repubblica napoletana. Ma se questa è un'immane fatica, si desidererebbe almeno un elenco di essi, accompagnato dai brevi regesti e dalle indicazioni delle biblioteche e archivi che li possiedono. Per la Repubblica romana un lavoro del genere fu attuato anni fa dalla Biblioteca di storia moderna e contemporaneo, ma, inspiegabilmente, non ha mai visto la luce. Il M. cita tra le fonti utili per la ricerca l'elenco di centoventi proclami riportato in appendice alla biografia dello Championnet di SaintAlbin. Altra utile fonte potrà essere il cata­logo a stampa della Biblioteca nazionale di Parigi, nel quale alcuni bandi possono essere rintracciati sotto il cognome di chi li ha firmati. VITTORIO E GlCNTEtLA.
FRANCESCO RENDA, La Sicilia nel 1812; Caltanissctta, Sciascia, 1963, in 8, pp. 562. L. 4.500.
La già cospicua bibliografia storica sull'esperienza costituzionale siciliana del 1812 si è arricchita d'un nuovo studio che, oltre ad avvalersi delle testimonianze degli storici e dei cronisti partecipi agli avvenimenti del 181215, come Paolo Balsamo, Giovanni Aceto, Niccolò Palmer! e Francesco Paterno Castello, nonché d'un'altra schiera di minori pubblicisti, ha intelligentemente sfruttato parecchio materiale inedito giacente presso l'Archivio di Stato di Palermo e presso l'Archivio Borbone di Napoli, nonché le carte dell'ambasciatore russo a Palermo, conte Morenigo, presso rArchivio del Ministero degli Esteri deUTJmone Sovietica.
Il Renda prende le mosse dal 1810, esaminando accuratamentclo stato politico e sociale della Sicilia allo scadere del primo decennio del XDC secolo, notando come la crisi del feudalesimo ed il conseguente passaggio al sistema capitalistico seguisse in Sicilia un suo metodo graduale, giammai interrotto dall'intervento di una forza rivoluzionaria, sperimentando e realizzando una via tipicamente siciliana, che si differenziò, in un certo senso, dalla via italiana continentale (p. 28). Difatti, furono gli stessi baroni a far entrare in crisi il vecchio sistema feudale, riuscendo a mantenere anche nel nascente sistema economico capitalistico il ruolo di gruppo sociale preminente. Ai baroni feudatari, pertanto, tendevano a far seguito i baroni proprietari terrieri, cosicché il capitalismo non vestiva panni borghesi, ma era. allagato nei palazzi dei signori ed aveva per insegna il blasone ifc-là livrea (p. Sì); A parere dui Renda, la nascente borghesia isolana non poteva svol­gere un ruolo politico indipendente, né un'orione rivoluzionaria nei confronti della grande proprietà terriera, poiché confinata nell'esercizio delle professioni liberali, soprattutto nella Sicilia orientale ed in special modo a Catania.