Rassegna storica del Risorgimento

BUFFA DOMENICO CARTE
anno <1964>   pagina <582>
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582 Libri e periodici
H primo volume uscito, che porta anche il numero .1 della collezione, è dedicato da Giuseppe Sardo alle assemblee del '48, o meglio del 1848"49. Gli atti ufficiali a cui sì riferisce sono perciò quelli pubblicati cmquant'ainu fa col titolo Le Assemblee del Risor­gimentoì mentre mia variante rispetto al criterio tradizionale è quella di occuparsi anche della I legislatura della Camera subalpina: variante che per un verso aumenta la compie tezza delle fonti riguardo al periodo considerato, ma per Poltro ha l'inconveniente di spezzare l'incontestabile continuità tra il Parlamento subalpino nelle sue diverse legi­slature e il Parlamento italiano. In appendice figurano poi le diverse Carte costituzionali emanate negli stessi anni, per la verità più volte già ristampate in apposite sillogi, e alcuni documenti relativi alle Camere sarde.
La trattazione, necessariamente molto sommaria, qui svolta da Sardo, non intende aggiungere cose nuove sul piano critico e su quello documentario alle comuni conoscenze in materia. Essa corre lungo il filo dei verbali del dibattito in Aula, soffermandosi in ispecie sul contrasto fra i partiti e le frizioni con la Corona, richiamando alla niente di chi legge quelle battaglie che a suo tempo il Broffeno, con le vive notazioni del protago­nista, aveva rievocate. La storia interna del Parlamento attende invece, evidentemente, por poter essere intrapresa, l'apertura agli studiosi degli archivi riservati della Camera e del Senato, apertura che è tuttora allo stato di auspicio. Li questa sede non era dunque da attendersi quell'ulteriore contributo di conoscenze storiche, che può ottenersi attra­verso ricerche puntuali sull'istituto e sulla funzione del Parlamento, calato nell'insieme della vita sociale e morale del Paese, ricerche che taluni studiosi hanno iniziato intomo a singoli periodi e problemi rilevanti della storia nazionale.
Più promettente, anche dal punto di vista della rivelazione di aspetti nuovi o meno noti, potrà essere la sezione dell'opera che si dedicherà alle inchieste parlamentari. Il volume diciassettesimo, dedicato da Novacco alla inchiesta agraria presieduta da Ste­fano Jacini, sembra dimostrarlo, grazie alla sua struttura omogenea e all'inquadramento nella letteratura critica sull'argomento, che ne fa una utile e completa monografia. L'au­tore prende le mosse da precedenti tentativi che rappresentarono, in Italia e fuori, l'ante­fatto della inchiesta Jaoini, e segue poi i vari momenti della preparazione legislativa e dei lavori della apposita Giunta, facendovi seguire un riassunto delle relazioni presentate per le singole circoscrizioni. Questo riassunto potrà essere consultato anche da chi intende soffermarsi poi in dettaglio sui monumentali volumi originali, come un avviamento alla loro analisi. Vi si trovano fra l'altro menzionati di volta in volta i collaboratori per le singole regioni e i titoli delle numerose monografie locali che, attraverso i concorsi appo­siti, pervennero alla Giunta, e che in molti casi meriterebbero di essere consultate e rilette. In tali capitoli regionali , così come in quelli che ricordano le conclusioni finali esposte dal conte Jacini e i dibattiti pubblicistici e parlamentari che vi fecero seguito, Novacco si giova fra l'altro di una buona padronanza (lolla particolare tematica agraria, che lo aiuta a cogliere il significato delle opinioni, dei contrasti e delle proposte che si susse­guirono in occasione della famosa inchiesta.
Alcune pagine del libro sono infine dedicate alla fortuna dell'opera della Giunta. Se le quattro monografie su singole zone della Lucania, del Polesine, del Bolognese, del Cagliaritano, riprodotte integralmente in appendice, rappresentano anch'esse una novità apprezzabile per chi legge, sono proprio quelle pagine, però, insieme ad altre qua e là dedicate a una valutazione critica dell'inchiesta, a richiamare il mag­giore interesse. La discussione con le tesi avanzate da Rosario Romeo, da Raffaele Colapictra, e anche da chi scrive, è condotta in modo convincente. Il posto di rilievo che spetta a Jacini e H significato della posiziono sostenuta, con lui, da un ristrétto ceto di agrari illuminati e tecnioamente aggiornati, sono messi bene in luce, così come è ben descritta hi cecità di altre parti della possidenza fondiaria e viene messa in giu­sta evidenza la profondità dei mali che affliggevano intorno al 1880 l'intera agricoltura italiana.