Rassegna storica del Risorgimento
LUMBROSO ALBERTO
anno
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1965
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pagina
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36
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36 Franco Garofalo
economica proclamate e volute non già in base al principio di nazionalità che dalla Rivoluzione francese era diventato nuovo e sacrosanto regolatore della storia e nuova guida politica del mondo, ma in base a certa evoluzione del pensiero delle masse* a certa legge fissa che tende agli agglomerati omogenei, a certe derivazioni della geografia storica e politica, per cui la vecchia regola del più forte non poteva più sussistere teoricamente. E tutto il dramma nacque dal fatto che teoricamente non bastava essere il più forte per dominare (tesi antibritannica dei Tedeschi) mentre praticamente bastò ancora come basterà sempre essere il più forte non solo per dominare, ma per essere degno di dominare (tesi napoleonica, tesi inglese moderna, tesi russoasiatica contemporanea).
A questo punto il Lumbroso ricorda che, nel 1914, le Potenze contrapposte non erano riunite se non in minima parte dai principi accennati: basta l'esempio dell'alleanza fra la più liberale delle Nazioni, la Gran Bretagna, con la più reazionaria, la Russia. Tuttavia egli cerca di distinguere gli Stati belligeranti nelle loro tendenze nazionaliste e finanziarie, in modo da avere nuova luce sulle cause economiche lontane e vicine della guerra: Prototipo degli Stati che, nel 1914, rappresentavano il passato, si poteva ben dire l'Austria anticoloniale, non solo per il suo organismo costitutivo ma anche per le idee e i pregiudizi delle sue classi dirigenti e per i suoi metodi di politica e di Governo, che da Mettcrnich in poi non erano quasi mutati... Né può contestarsi che nel 1914 l'Austria costituiva il baluardo delle tendenze più reazionarie anche nel campo religioso, poiché Francesco Giuseppe era il difensore dichiarato, e ormai unico, delle più viete e codine tendenze e aspirazioni della Chiesa cattolica, a cominciare dal potere temporale del Papa... Ma se si pensa alla civiltà, alla cultura, non si può negare che esse si erano innalzate in sommo grado in AustriaUngheria, sede di ogni più nobile intelligenza, tanto che né Vienna né Praga né Budapest potevano dirsi, in ciò, inferiori a Roma od a Londra. La forma politica, la mentalità reazionaria, non avevano punto contribuito ad arrestare lo sviluppo economico e intellettuale del Paese...
La Nazione germanica, le cui relazioni culturali con la sua vicina ed alleata formavano degli Imperi Centrali sotto un certo aspetto, un tutto omogeneo in cui predominavano le virtù e i metodi tedeschi, occupava innegabilmente ini altissimo posto nella storia della civiltà, nella storia del pensiero e del progresso umano... Certo é che alcuni atteggiamenti del pensiero tedesco dopo il 1870, almeno in alcune manifestazioni dello Università e delle Scuole militari, mostra-van la Nazione ubbidiente alla fatale suggestione creata dai grandi e rapidi successi diplomatici e militari, economici e* scientifici, ottenuti coi metodi di rigida e autoritaria organizzazione suggestione fomentata sempre più dall'orgoglio delle sue classi dirigenti e dagli stessi suoi pensatori, filosofi e scienziati... Ma non credo che sia mai esistito... un solo uomo che siasi mostrato capace di asserire che la Germania dovesse appartenere alla egemonia sul mondo avvenire e l'ufficio di convertire anche con La forza alla Kultur, vale a dire al concetto tedesco della civiltà i popoli della Terra... Ma che i Tedeschi fossero economicamente preoccupati nel 1914, è vero, poiché nelle frequenti spartizioni del mondo, dal Cinquecento al Novecento, i popoli germanici eran sempre usciti a mani vuote, od anche negli ultimi decenni prima della guerra nessuno Stato aveva dato ascolto alle loro invocazioni d'un posto al sole... Se l'Europa aveva assistito senza colpo ferire all'ampliamento dell'Austria a danno della Turchia con l'annessione della Bosnia-Erzegovina, tanto più poteva lasciar che la