Rassegna storica del Risorgimento

OMODEO ADOLFO LETTERE
anno <1965>   pagina <53>
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Le Lettere dì Adolfo Omodeo
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Ida, ohe gli ispirò alcune fra le più belle, fra le più commoventi lettere di questo epistolario; e più tardi quello per il figlio Pietro lontano, combattente in guerra, poi prigioniero. La pena del lavoro solitario, la stanchezza per la dura lotta contro la povertà, lo strazio per la perdita degli affetti, spegnevano a poco a poco nel-l1 Omodeo la gioia di vivere, calavano nel suo animo un' ombra, nera incancel­labile (lettera al Russo del 4 dicembre 1936, p. 569), gli facevano sentire vicina, quasi desiderare la morte. E tuttavia non spezzavano la sua resistenza, la sua volontà di continuare a vivere per la famiglia, per il lavoro, pur in mezzo a dubbi sulla utilità della propria opera: Tiro avanti per disperata coscienza di dovere scriveva al Russo il 13 giugno 1939 (p. 606). Cosi, le lettere dell'Omodeo di questi anni offrono una immagine più completa, più umana di quel che non fosse pos­sibile cogliere dai libri e dagli altri suoi scritti, dello storico siciliano; fanno cono­scere, come dice giustamente il Galante Garrone nella prefazione, il prezzo di dolore, di tormento interiore che gli costò la fedeltà a se stesso, alle tradizioni e speranze di libertà che il fascismo sembrava avere sommerso per sempre (p. XL). A quelle tradizioni e speranze di libertà l'Omodeo ispirò, nel corso di quegli anni, la sua attività storiografica, la sua tenace, talora aspra opera di rinnova­mento degli studi risorgimentali, perseguita in polemica con la concezione cosid­detta politico-territoriale del Risorgimento, con gli storici sabaudisti e nazio­nalisti, e in contrasto d'altra parte con la storiografia d'ispirazione gobettiaua e marxista. L'epistolario mostra come gli interessi per la storia del Risorgimento, già vivi in lui sin dagli anni precedenti la prima guerra mondiale, siano andati sempre più accentuandosi, sino a prendere il primo posto nel suo lavoro storico: a conferma di quanto egli stesso ebbe più tardi a dire della evoluzione dei suoi interessi di studio, che lo portò, sia per la minore inclinazione che provava, dopo aver studiato il Cristianesimo delle origini, per la storia amministrativa e teolo­gica della Chiesa nei secoli seguenti, sia per il bisogno polemico di illustrare le forze costruttive della libertà nella storia recente d'Italia , a indagini più vicine al travaglio dei nostri anni; lo stesso bisogno lo portò a studiare le matrici ideali del processo risorgimentale, che era nato nell'ambito della cultura liberale e romantica europea, nell'età della Restaurazione francese. *) Si rivelava così ancora una volta, nell'attività scientifica dell'Omodeo, la tendenza a tener ferma l'unità fra storico e cittadino, a considerare il lavoro dello storico come un dovere civile. E si rivelava anche, ancora una volta, la coscienza che egli aveva della frattura apertasi sin dall'indomani della guerra mondiale fra la sua generazione, o almeno fra quanti di questa generazione egli sentiva di rappresentare, e la generazione cresciuta nel clima fascista. Ma anche qui, mancavano del tutto, alFanalisi storica dell'Omodeo, le premesse metodologiche ed eticopolitiche capaci di fargli intendere nel profondo almeno certi aspetti di quella frattura. Gli studi risorgimentali dell'Omodeo illustrano, con rigore filologico e genialità di intuizioni, la lotta vittoriosa degli ideali liberali cavouriani-mazziniaui, il formarsi e l'affermarsi di una nuova classe dirigente borghese, la costruzione di un nuovo Stato parlamentare e unitario. Ideali, classe dirigente, Stato, che egli contrapponeva al fascismo, ai principi, agli uomini, al regime dominanti, volgen­dosi all'età del liberalismo, cui il fascismo aveva violentemente messo fine, come a un'età modello, oggetto definito di contemplazione storica, cui si applicava
!). A. OMODEO, Treiuacinque anni di lavoro storico, in Belj'agorr I (1946), pp. 284-285*