Rassegna storica del Risorgimento

OMODEO ADOLFO LETTERE
anno <1965>   pagina <54>
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Guido Verucci
il concetto storiografico di nostalgia del passato . l) Ma l'Omodeo non si pone il proli Irma del passaggio da quel passato contemplato nostalgicamente al pre­sente, delle ragioni di'Il'esistenza di questo presente, dei limili di quegli ideali, di qnella classe dirigente, di quello Stato, lìmiti che furono le premesse di un certo svolgimento della storia italiana. La coscienza della crisi dei valori in cui credeva non si tradusse, insomma, nella ricerea delle origini e delle cause di tale crisi, ma nella idealizzazione del periodo di fioritura e delle forze costruttrici di quei valori. Questa visione omodcana della storia italiana implica una considerazione del fascismo come rottura completa con il passato, come tragica parentesi di cui egli voleva affrettare con tutte le sue forze la chiusura. L'Omodeo fu fermis­simo, nella nota recensione del 1926 al Risorgimento senza eroi del Gobetti, nel ri­fiutare qualsiasi suggerimento che portasse a un ripensamento di certi aspetti del Risorgimento e della successiva storia italiana, sottolineando anzi la prova della guerra mondiale superata dallo Stato risorgimentale, ma senza considerare il significato della fine di questo Stato, fine che aveva sotto gli occhi. Come fu fermissimo, recensendo nel 1933 il Carlo Pisacane di Nello Rosselli, nel difendere ed esaltare il carattere d'elite e borghese del Risorgimento. Anche gli studi omodeani sulla Restaurazione francese sono la illustrazione della lotta vittoriosa condotta, sul piano culturale e su quello politico, dalla borghesia liberale, e culmi­nata nella Rivoluzione di Luglio, senza una chiara visione dei limiti di classe di questa affermazione, e del peso già rilevante delle crìtiche svolte dalle prime dot­trine socialiste e dal neo cattolicesimo di origine lamennaisiana.2*
E, insomma, assente nell'Omodco quello sforzo di penetrare il senso della crisi e della decadenza dei valori tradizionali ottocenteschi che anima per esempio uno Chabod, il quale appunto trasformava la sua nostalgia del passato in ri­cerca anche dei motivi e delle tendenze che già nell'Ottocento costituivano altret­tanti clementi di disgregazione della tradizione risorgimentale, dello Stato uni­tario e dell'Europa liberale, e il cui sviluppo avrebbe portato al crollo di questi, dopo il quale né l'Italia né l'Europa sarebbero potute risorgere con le stesse caratteristiche di prima. 3)
Cosi, l'opposizione storiografica dell'Omodco al fascismo mi pare che abbia questo limite di fondo: che si risolve essenzialmente nella contrapposizione nostalgica dell'età liberale all'epoca fascista, non stimola a una presa di coscienza del significato del fascismo nella storia italiana, e perciò non è in grado di suscitare le forze culturali e politiche capaci di offrire una vera alternativa, una effettiva possibilità di superamento ideologico del fascismo. Non si vuole con questo, ovviamente, negare la funzione che senza dubbio essa ha avuto nel
') Cl'r. la nota dell'OMODEO, La nostalgia del passato, in Quaderni detta Critica , 1946, n. 5, pp. 10-13.
*) Rinvio, n questo proposito, alla fissai acuta recensione di A. SAITTA ai due vo­lumi omodeani sulla Restaurazione, in Rivista storica italiana, LX (1948), pp. 443-452, e ai rilievi fatti da A. CATTANTE GAIMONE nella sua prefazione, Omodeo storico della Re­staurazione, a uno dei due volumi, Aspetti del Cattolicesimo della Restaurazione, Torino, 1946, pp. XX-XXL
3) Cfr. in proposito le osservazioni di G. SASSO nel suo Profilo di Federico Chabod (Bori, 1961), specie pp. 134 ss., 145 ss., 179 ss., 185, e anche L. VAMAXI. Lo storico dei propri tempi, in Federico Chabod nella cultura e nella vita contemporanea, fase. IV, dedi­cato a F. CiiABO, della Rivista storica italiana, LXXII (I960), pp. 774-792.