Rassegna storica del Risorgimento
CLERO BASILICATA 1851-1860
anno
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1965
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pagina
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61
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CONDIZIONI SOCIALI E MORALI DEL CLERO LUCANO SULLA FINE DELLA DOMINAZIONE BORBONICAH
La Basilicata, come dimostrammo in un precedente lavoro, era ma delle regioni più arretrate e disgraziate del Mezzogiorno. Per estensione superava il doppio delle maggiori provinole, clic erano quelle di Alessandria e di Brescia, di Firenze e di Novara. Mentre la florida Lombardia, che era la metà della Lucania, conteneva, però, nove provincic, questa ne aveva appena una. Molte sue città erano distanti fra loro varie decine di chilometri, la capitale Potenza distava da Lagoncgro circa 200 chilometri e, per recarsi dalla Lucania ad una delle regioni confinanti, bisognava percorrere lunghe, tortuose e malagevoli strade, camminando anche due o tre giorni.
La regione era un ibrido agglomeramento di distretti, che avevano poca affinità di storia, di economia, di civiltà, e la popolazione viveva in uno stato di semibarbarie e nell'oscurantismo più deplorevole; pareva abbandonata da Dio e dagli uomini e isolata dal resto del mondo. Abitava quasi interamente in zone impervie, su monti dirupati; quella che viveva nelle pianure, era afflitta dalla malaria, con china paludoso e pestilenziale; le case erano veri tuguri oscuri e umidi, più adatti a stalle che a dimore umane, nei quali persone vivevano insieme a galline e ad asini, a muli e a cavalli. La nuda paglia serviva per giaciglio, e serviva a grandi e a piccoli, a uomini e ad animali. Innanzi alle case si accumulavano mucchi di letame, che nessuno si premurava di rimuovere, ed erano il pascolo dei maiali vaganti. D'illuminazione pubblica non si aveva nessuna idea, e chi era costretto a percorrere di notte le vie non guardate dai parapetti, correva il rischio di precipitare nel vuoto e di perdere la vita. L'acqua era irreperibile nei luoghi abitati, e uomini, donne, fanciulli si sfacchinavano a trasportarla da lontane sorgenti, quando non era difficile creare dei pozzi e delle cisterne nello interno dei paesi. Pochi erano i Comuni che avevano il cimitero; nella maggior parte di essi gli estinti erano precipitati in caverne di chiese, ove il lento disfacimento impregnava gli ambienti di letali miasmi. In certi luoghi si gettavano i cadaveri dall'alto di una roccia in una voragine, che metteva ribrezzo, e restavano a cielo scoperto, in pasto ai corvi e agli avvoltoi.
Il popolo aveva deficiente assistenza sanitaria e morale; scarse erano le levatrici per assistere le partorienti e scarsissimi i medici e i chirurghi, per cui, data la grossa ignoranza del volgo, che per superstizione si sottraeva alla cura del vaccino, il vaiolo faceva numerose vittime fra i bambini, sino a raggiungere i cinquemila casi Panno. Solo qualche paese aveva un meschino ospedale, che poteva accogliere qualche fortunato, e in nessuno c'erano ricoveri per i vecchi, che avevano menato una vita di stenti e di estenuanti fatiche.
Quasi tatti gli abitanti erano braccianti, boscaioli, contadini, pastori; pochissimi erano gli artigiani, i commercianti ed i professionisti. L'unica risorsa di un eerto valore era l'allevamento del maiale, che si nutriva più che nei tuguri, nella pubblica via con le lordure che si buttavano dalle case; dalla sua ven-