Rassegna storica del Risorgimento
CLERO BASILICATA 1851-1860
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1965
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pagina
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63
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Condizioni sociali e morati del clero lucano 63
Lo afferma il PaniRossi, magistrato colto e coscienzioso, storico serio e obbiettivo, che attingeva le notizie da documenti; da Ini abbiamo tratto quasi tutto il materiale di questo saggio, che mira ad illustrare un lato notevole della vita della disgraziata regione.
Pure possedendo vistoso patrimonio ecclesiastico, la Basilicata non aveva cattedrali monumentali, né chiese decorose, né altari pregevoli* pareva che la Chiesa non avesse grandezza artistica e orgoglio di basiliche; i templi invece di marmi, facevano ostentazione di pietre e di mattoni, gli oggetti del culto erano scarsi e poverissimi. Molte chiese erano in condizioni deplorevoli o minacciavano rovina per i frequenti terremoti, per la incuria dei ripari. Quelle di Salandra, di Rapollu, di Bionero erano un cumulo di macerie. Invece di provvedere con i loro ricchi mezzi a riparare i templi diruti o a ricostruire le chiese pericolanti gli ecclesiastici ricorrevano alla pietà dei fedeli non sempre pronta e generosa.
Il governo borbonico poi, bigotto e ipocrita, pretendeva che le comunità dovessero pagare prima le spese del culto, e poi pensare ai servizi civili. Il 27 ottobre del 1857 il ministro dell'Interno scriveva agli Intendenti che qualora la chiesa parrocchiale mancasse di rendite speciali per il mantenimento proprio, l'obbligo di assicurarne l'esistenza appartiene al Comune, la cui popolazione direttamente ne riceve i religiosi vantaggi, massime per la somministrazione dei sacramenti... solo quando il municipio non è a portata di sopperire all'esito per ricostruire, e riparare la propria chiesa, i rescritti dei 23 giugno e 29 luglio 1854 permettono aU'obbietto, e la imposizione di grani addizionali al contributo diretto, della provincia, ed il concorso delle casse diocesane . Commentava sfacciatamente il Ministro: Quest'ordinamento del sapientissimo e cattolico animo del nostro Monarca muove da un alto principio, ed è che tra le opere pubbliche debbono per la importanza dello scopo costantemente primeggiare i lavori per la conservazione dei sacri templi . Quanta ipocrisia e vile adulazione in un governo che conosceva le miserabili condizioni dei propri sudditi !
Dopo il terribile terremoto del 1857, quando tanta gente rimase senza casa e andava questuando per la fame, il re non si preoccupava di tanta iattura pubblica, ma solo dei danni sopportati dalle chiese e, convinto che i provvedimenti finora dati non sono sufficienti per riedificare o restaurare tutte le chiese e case religiose danneggiate dal terremoto... oltre all'aver disposto per tale oggetto una liberanza di non lieve somma da effettuarsi dalla Finanza si degnava di autorizzare una colletta particolare per le suddette chiese e case religiose . Si preoccupava più di provvedere ai beni spirituali che a quelli materiali di tante migliaia di derelitti. Se si adoprava di tener alte le anime, doveva pensare che si vive anche di pane, che è indispensabile ai corpi. Il Pani-Rossi, che ci lasciò una minuta descrizione delle chiese di Lucania da lui viste nei primi anni dell'unità d'Italia, afferma che alcune di esse potevano dirsi più templi della religione pagana, che di quella cristiana. In questa vedevi figure a tre teste o due, a quattro braccia, demoni cornuti; in quella un gladiatore, un Ercole, un Giove incoronato di spine. Qui t'abbatti in una santa che ha cerchio di dodici figlioletti; 11 in un volto impiastricciato d'ogni più procace tinta. Molti dei santi adorati non avevano nulla di umano, e avevano braccia e membra rettilinee, stecchite, come sono gli dei egiziani o indigeni. A tali statue e immagini strane bisognava aggiungere archi sorretti da puntelli o in parte caduti, vetri in pezzi o a sconci rattoppi di carta; pancacce d'ogni forma, seggiole sfasciate, stipi di