Rassegna storica del Risorgimento
SIMON ALO?S; SIMON ALO?S BIBLIOGRAFIA
anno
<
1965
>
pagina
<
79
>
Libri e periodici
79
Lo stadio del Della Malva, pur con questi limiti, conserva una sua validità perchè ha rivelato l'abbondanza di un materiale archivistico utilizzabile anche per altri lavori, che, se condotti con vero spirito critico e metodo scientifico, potranno contribuire validamente allo sviluppo della storiografia locale e regionale.. ORNELLA CONFESSORE
Il Risorgimento italiano nel teatro e nel cinema, a cura di D. MECCOLI. Testi di G. CALENDOLI e G. CINCOTTI; Roma, Editalia, 1961, in 8, pp. 236, ilL L. 9000.
Questo volume è uscito, in bella veste tipografica, in occasione della ricorrenza del primo centenario dell'unità d'Italia. Nella sua prefazione Domenico Meccoli precisa i limiti dell'opera, che vuol avere un carattere sostanzialmente espositivo; ma il discorso che essa affronta va al di là dell'intento commemorativo, sollecitando la nostra attenzione sa un tema di indubbio interesse.
La parte riguardante il teatro è stata svolta da Giovanni Calendoli, che inizia il suo saggio rilevando come per tutto l'Ottocento il teatro sia stato una delle forze più vive tra quelle che contribuirono alla realizzazione del processo unitario. È noto, infatti, che la scena fu un'eccellente tribuna per diffondere le idee di indipendenza e di libertà, anche perchè spesso gli stessi testi passati attraverso il controllo della censura, e quindi apparentemente innocui, offrivano insperate occasioni di entusiastiche accensioni patriottiche, là dove era dato cogliere dei riferimenti o allusioni al particolare momento storico. Sotto questo profilo qualsiasi opera poteva servire allo scopo, dato che era sufficiente una battuta o addirittura un verso per scatenare l'entusiasmo degli spettatori. Si tratta, quindi, di una vicenda che interessa soprattutto la storia del costume e la cronaca di quell'età, e ne deriva che non è possibile, se non con molta approssimazione, parlare di un ce teatro risorgimentale . La questione solleva una complessa problematica, che Calendoli non tocca per nulla, limitandosi ad una semplice esposizione, del resto su una linea tutt'altro che originale, delle occasioni che il teatro offrì al popolo di riconoscersi nei magnanimi eroi di Alfieri, di Pellico o di Niccolini, e di manifestare apertamente i propri sentimenti. Il teatro, eome larga parte della letteratura, assolveva in quegli anni ad una funzione pratica di incitamento e di educazione civile, quindi era visto come un utile strumento di propaganda e di azione patriottica. Per questo nessun grande drammaturgo appartiene a questo periodo: cosa rappresentano mai, oggi, i nomi di Francesco Dall'Ongaro, Ippolito d'Aste, Carlo Marcnco, Giuseppe Revere, Giacinto Battaglia, Edoardo Fabbri ed altri ancora? D'altra parte Alfieri, Monti, Foscolo, e Manzoni e lo stesso Pellico non possono essere ridotti ad una misura risorgimentale. Così, a proposito di Manzoni, capita di leggere nel presente saggio che le sue tragedie sono due opere di poesia in cui la passione civile è quasi svanita elevandosi all'astrazione sublime della più pura spiritualità I Si aggiunga che, per gli stessi motivi, andava piuttosto sottolineato il contributo degli attori, a cominciare dall'emblematica personalità di Gustavo Modena, di cui qui viene offerto solo uno schematico sunto della vita, mentre non sarebbe stato difficile indicare il significato della sua presenza stimolante nel quadro dell'attività tealralc'dcl tempo. Tra l'altro proprio hi sua vita avrebbe dato la possibilità di documentare con maggior verità la misura della partecipazione popolare alle sollecitazioni del teatro, che non fu affatto così coerente e costante come potrebbe apparire da questo panorama.
Lo stesso dicasi per il melodramma, il cui contributo fu certo importante, ma che andava storicizzato in una prospettiva meno generica e convenzionale. Solo nel precisare il rapporto delle musiche di Merendante, Donizci ti, Rossini, Bellini e Verdi con i particolari e diversi momenti storici e possibile trarne una visiono più adeguata ai fini di questa ricerca. È sempre un'operazione arbitraria, e quindi astratta, enucleare un elemento da un contesto complesso e presumere di farne la storia. Anche il melodramma ottocentesco, come la tragedia o il dramma, si realizzò in un tessuto culturale variamente caratterizzato, tra classicità e romanticismo, in cui la dimensione patriottica fu di rado predominante o comunque essenziale.
Di qualche utilità poteva essere, invece, una ricerca orientata nel reperimento e ncirinquadratnento della produzione teatrale postrisorgimcn t ale, ma Ispirata alla tematico