Rassegna storica del Risorgimento

SIMON ALO?S; SIMON ALO?S BIBLIOGRAFIA
anno <1965>   pagina <86>
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86 Libri e periodici
zione dei contadini ai moti risorgimentali vengono circoscritte localmente e non sempre inquadrate nella storia generale del regno dei Borboni di Napoli, per coi e difficile avere un quadro generale della partecipazione delle varie classi sociali nelle vicende politiche meridionali nella prima metà del sec XIX.
Un tentativo del genere ha fatto ora Tommaso Pedio nel soffermarsi sui fatti del 1848 nelle Provincie meridionali. 2 noi riteniamo che il proposito di questo autore abbia raggiunto il suo scopo anche se l'argomento non è stato egualmente sviluppato nell'esame delle vicende delle singole provincie. Ben scarsa* infatti, la ricostruzione dei fatti svoltisi nelle provincie abruzzesi; sufficiente, invece, l'esame della situazione sociale nel Salerni­tano, in Puglia ed in Calabria. Situazione questa che avremmo voluto illustrata con la medesima dettagliata precisione con cui è stata illustrata la situazione che, nel 1848, si era venuta a creare in Basilicata.
Nella sostanza, però, lo studio del Pedio, nonostante questi rilievi, ci fornisce un quadro generale e completo: questo autore riesce a seguire attentamente e con la TnafH"* precisione non solo gli avvenimenti politici e sociali svoltisi nelle provincie meridionali nel '48, ma anche e soprattutto il movimento delle idee ed i contrasti sociali tra i vari interessi e le varie aspirazioni.
Sotto ogni avvenimento politico è preminente, in tutta la storia del Mezzogiorno, lalotta per la conquista della terra, la sola ricchezza e la sola aspirazione comune a tutti i ceti sociali (p. 10): la storia delle regioni meridionali durante tutto il sec. XVHI è fatta di episodi che si iniziano con manifestazioni popolari, con invasioni di terre, con assalti al palazzo baronale e si concludono, sempre, con la repressione di ogni manifesta­zione cui partecipano i bracciali, gli artieri ed i galantuomini , alleati tra loro nella lotta contro lo spaventoso stato di miseria morale e materiale in cui si è costretti a vivere (p. 11).
La rottura tra il mondo contadino ed U ceto più. ricco della nascente borghesia avviene entro il decennio francese : Contro il governo francese, che si è preoccupato di superare i contrasti esistenti tra i maggiori esponenti delle varie fazioni legandoli alla terra, insorgono coloro che, fautori della Repubblica Partenopea nel 1799, ma esclusi dalla spartizione della terra, cospirano ora contro i Francesi ed auspicano la restaura­zione borbonica nella speranza di potersi sostituire agli antichi compagni di fede che, avendo soddisfatto le proprie aspirazioni, costituiscono oggi, con le antiche famiglie che avevano servito i baroni e favorito la restaurazione sanfedista, la classe dirigente fau­trice del nuovo regime politico (p. 16).
I vari movimenti politici che si susseguono nella prima metà del sec. XIX vedono, su posizioni contrastanti, i vari ceti borghesi: i ricchi proprietari terrieri rinunziano ad ogni aspirazione politica per difenderei! possesso della terra; gli altri, la media e la piccola borghesia, sollecitano contro l'assolutismo borbonico i contadini promettendo loro la terra ed un migliore tenore di vita. questi ultimi, nei paesi interni del Mezzogiorno, inter­vengono così nelle manifestazioni liberali e nel 1820-21 partecipano attivamente, specie in Basilicata, ai moti insurrezionali seguendo le sorti della media e della piccola borghesia. Nel '48, pur partecipando ad occupazioni di terra, i contadini e gli artieri, sui quali r radicali contano nella lotta intrapresa dalla borghesia contro l'assolutismo monarchico, rimangono sostanzialmente inattivi spettatori degli avvenimenti che si profilano e, fal­lito il tentativo radicale di costituire anche a Potenza un governo provvisorio, abbandonano chi ha loro promesso le terre demaniali e, nella quasi totalità, assistono indifferenti all'imperversare della reazione (p. 29).
Vale la pena di sentire, nella perspicua visione del Pedio, come ai andò formando la triste- condizione, nel Mezzogiorno, di piccoli possidenti, di coltivatori dirotti, Attuari o mezzadri, di mesaruli o piuttosto annaruli, senza dimenticare i poveri bracciali.
Avvocati, notai, medici, antichi agenti feudali e grossi Attuari, che hanno investito le proprie ricchezze nella terra, si sostituiscono all'antica barone assumendone le funzioni e le mantengono sfruttando sino ull'iuvcropùniic le elassi piò untili... Formalmente elimi­nate le antiche ed odiose vessazioni feudali, persiste ancora quel sistema economico so­ciale fatto di soprusi e di angherie, aggravato dal fatto ohe i contadini non possono più