Rassegna storica del Risorgimento
SIMON ALO?S; SIMON ALO?S BIBLIOGRAFIA
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1965
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Libri e periodici
gli Atti di quel Convegno, vale a dire il discorso inaugurale, sei relazioni eoi rispettivi interventi, e ventisette particolari comunicazioni, distribuite quest'ultime in tre sezioni. Dichiarando aperto il Convegno, Paolo Brezzi, quasi a sottolinearne il reale interesse e le precipue finalità ha raccomandato agli studiosi tre ponti: la politica internazionale, la questione italiana, ed una affermazione di principio. Inoltre ha auspicato, anzi ha assicurato, una esposizione ed una discussione l'una e l'altra rigorosamente fedeli al metodo storico e quindi egualmente lontane dalle demolizioni e dalle apologie.
Preziosa assicurazione, o piuttosto opportuna premessa, sulla quale non di rado si insiste nei congressi e fuori dei congressi, soprattutto quando si ha la sensazione di possibili pericoli: pericoli più probabili che possibili allorché si tratta di fare come nel caso nostro la storia di questi tempi, e precisamente di considerare aspetti di un conflitto mondiale su cui possono ancora avere eco le voci dei caduti che già qualche cosa hanno detto col loro sacrificio, e le voci dei superstiti non ancora ridotti politicamente e storicamente a mummie, anche se riparati in case di riposo o nel privato domicilio.
Gente insomma che ha rinunciato olla vita conoscendo o consacrando il significato della rinuncia, gente che non sa soffocare i ricordi dell'esperienza vissuto, che non sa rinunciare a ciò che è stato passione o ragione o ideale determinanti per l'azione, e meno ancora a quei sentimenti goduti o sofferti che valgono nella vita e quindi nella storia non meno delle disquisizioni più o meno scientìfiche del poi. Gente con la quale la storia deve fare i conti, considerandoli quanto meno come documenti.
Ed eccoci pertanto ad ascoltare e con una certa ansia il discorso inaugurale di un dotto francese: il professor Maurice Vaussard.
Aiutato da conformi o confortevoli citazioni, egli presenta Benedetto XV quale strenuo banditore di una crociata intesa a distruggere non già il modernismo, flagellato in verità dal suo predecessore, ma quel terribile pervertimento o come dicono altri quella eresia dei nuovi tempi, che ha eretto (traduco i concetti e non le frasi) di fronte a Dio una ideologia oltraggiosa, capace di imprigionare la mente ed il cuore dei popoli, e cioè il nazionalismo.
Appunto codesta eresia ha scatenato la guerra. Essa già in precedenza aveva con eguale gravità ammalato tutte le nazioni, per cui tutte sono egualmente colpevoli in eguale misura, sia che si tratti dei germanici ed austro-ungarici, sia che si tratti dei francesi, italiani, serbi, inglesi e via dicendo; quindi aggiungiamo noi sia che si tratti di quelli che hanno valicato i confini senza discriminazione ed in dispregio di ogni legge internazionale ed umana, al fine di punire la ribellione di popoli insorti per la propria indipendenza, sia che si tratti di popoli aspiranti a raggiungere i confini naturali della patria onde cancellare per sempre la residua traccia della secolare oppressione straniera. Tutti ammalati di eresia nazionalista. I suggerimenti o le suggestioni di cui si è servita l'Intesa a proposito di lotta per la giustizia immanente e per il diritto, sono a detta dell'oratore poco meno che mensonges .
Pertanto in questo clima della crociata antinazionalista, che da tiepido si fa nel corso dell'orazione sempre più caldo, il relatore trova naturale e giusto il sorgere di una fioritura: la Nota pontificia del 1 agosto 1917, quella che ebbe la sua colorazione da quel ricordevole binomio di parole che nel dizionario dell'oratore francese suonano massacro inutile , e nel nostro inutile strage .
Quella Nota del 1 agosto 1917 (e da essa l'apologia che avevamo già avvertita dai primi accenti prende decisamente il volo), quella Nota resa pubblica il 15 dello stesso mese e quindi nel momento forse più agitato di quella che Poincaré nei suoi Mémoirtu chiama Pomice trouble , pone cosi viene affermato il Padre di tutti al di sopra della conteso, perche mette tutti i figli sullo stosso piano (della colpabilità), e perchè parla agli orecchi dei Capi di Stato condannando la loro guerra, in quanto la denuncia come un massacro inutile, e adducendo altri consimili motivi. Tale Nota, conclude l'oratore, dobbiamo considerarla le document peut-étro lo plus craouvunt et le plus courageux de tonte l'histoirc de l'Eglise aux temps modernes .
Malto, troppo ci sarebbe da osservare o questo riguardo. Non già che sia lecito discutere sul diritto e dovere dell'alta paterna autorità di rivolgere l'appello della pace