Rassegna storica del Risorgimento

SIMON ALO?S; SIMON ALO?S BIBLIOGRAFIA
anno <1965>   pagina <91>
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Libri e periodici 91
con eguale amore e in nome dello fraternità cristiana a tutti i belligeranti. Ma si può di­scutere, per esempio, se non sia altrettanto doveroso evitare (e quindi prevedére) che parole suscettibili di diversa interpretazione (per il tempo e per il modo con cui vengono dette) non possano, appunto per il diverso suono, produrre praticamente diverso effetto al di qua ed al di là delle opposte trincee. Nel qua! caso l'appello lungi dall'affrettare la pace, accende più forti, risentimenti e sconvolge, a danno degli uni ed a vantaggio degli altri, i rapporti di ordine psicologico, morale, umano, e quindi i rapporti di forza.
In questo caso all'appello che viene e non soltanto nel discorso Inaugurale esaltato come lungimirante, manca la visione di ciò che è vicino, dell'immediato, ossia di ciò che piò. importa e che è essenziale.
Questa non è la scienza del poi; è la scienza di sempre.
E allora ci voleva molto, in quella estate del 1917 e con tutti, i sussidi di innume­revoli informazioni diplomatiche, prevedere che la condanna della guerra espressa in quel modo incisivo, con due parole (le altre - non molto diverse del resto restarono .neU'ombra) avrebbe in primo luogo trovate sorde le orecchie di coloro che erano tntt'altro che usati per la diversa confessione religiosa ad ascoltare la parola di Roma catto­lica; e più ancora gli orecchi di coloro che, lo voglia o no il prof. Vaussard e chi lo ha seguito, erano animati dall'orgoglio di razza, dalla volontà di potenza intesa come supremazia su tutti i popoli, e veramente ammalati di quel nazionalismo fanatico così manifesto allora e non soltanto allora ?
E ci voleva molto a prevedere, per altro esempio, che quell'appello a smetterla con una guera inutile avrebbe moltiplicato lo sconforto là dove una propaganda che tutti cono­sciamo, quello sconforto aveva seminato e non soltanto nelle trincee, ma in tutto il paese?
Rispondere con parole esaltatrici del celebre documento a queste domande signi­fica evadere, e significa appunto allontanarsi da quella regola della cui osservanza si era data assicurazione in apertura del Convegno.
Tale doveva essere invece uno dei-principali quesiti della tematica, tanto più che il Convegno ha avuto luogo in Italia, e tanto più che quando si parla di cattolici non si possono intendere soltanto i non pochi indicati nelle varie relazioni, ma gran parte della massa dei combattenti, professanti apertamente o no il credo cattolico.
E perchè non riferire a onesto proposito ciò che allora si udì dopo il lungimirante appello sulla linea del fronte dal Carso allo Stelvio? Centinaia di ufficiali ben lo ricordano.
A distanza di quasi mezzo secolo, sul duro tessuto di quella realtà, tessuto del resto così intricato, si possono applicare molti o troppi ricami, e sopra ci possiamo stendere tutte le tinte dell'arcobaleno; ma il tessuto rimane il medesimo nella durezza e nella com­posizione di allora.
Proprio a questo genere di ricami ci si consenta, in fine, di assegnare il confronto fra due grandi figure, che viene fatto a chiusura del discorso inaugurale. E cioè il con­fronto fra il genovese Cristoforo Colombo che naviga arditamente perchè vuole raggiun­gere... l'America, e l'altro genovese che arditamente e sopportando incomprensione ed insulti naviga e vuol raggiungere la pace. Dove è da notare, fra l'altro, che Sua Santità voleva veramente la pace e non l'ebbe; mentre l'altro non pensava all'America e l'ebbe.
Ma piuttosto dovremmo chiedere se la Nota del 1 agosto debba essere considerata come una. dichiarazione di neutralità politica, oppure come una dichiarazione di neutra­lità religiosa. Nel primo caso la neutralità è distrutta dal giudizio che viene dato sulla guerra (inutile); nel secondo caso si dovrebbe dimostrare come possa aver luogo la di­stinzione fra politica e religione in quel momento e con quell'intervento.
Distinzioni simili si tentarono anche in altri tempi; ma il Pontefice del Perdono condizionato non tardò a diventare trascinato dalla violenza dell'interpretazione - il Sovrano liberale inviato naturalmente dalla Provvidenza,
Si indulge pertanto con simili ricostruzioni agli interessi di parte a danno della storia, e sì dò voce ad una storia ohe è dannosa al fine stesso che si vorrebbe raggiungere, una storia che chiameremo di ricupero. Ricupero di posizioni non* guadagnate, e storio­grafia polemica che non può a meno di accendere polemiche non soltanto di forma e di metodo, ma di sostanza.