Rassegna storica del Risorgimento

SIMON ALO?S; SIMON ALO?S BIBLIOGRAFIA
anno <1965>   pagina <93>
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Libri e periodici
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di dare il giusto peso a taluni atteggiamenti non privi di effetti, anche se di modesta ap­parenza.
Meritato è per esempio il rilievo a proposito di un cattolico purissimo nella fede e nel costume cosi politico die morale, e cioè del cesenatc Eligio Cacciaguerra, eoi vanno aggiunti i suoi amici migliori. E qui il nostro discorso sarebbe vivo di ricordi su quegli uomini e su quelle idee (concordi nella varia discordanza !); sugli uomini quali a proposito di fede interventista Eugenio Vaina de Pava, e quali a proposito di improvviso ardore ed eroismo Venanzio Gabriotti, medaglia d'oro, e quali Giuseppe Donati fervido di ingegno, del cui tormento in fatto di idee, di passioni e (ci si consenta) di incongruenze non ci sembra che sia stato detto né ora né prima d'ora, quanto obbietti­vamente si dovrebbe. Ottimo invece un altro ricordo in questo Convegno nei riguardi dello stesso Cacciaguerra nelle fedeli ed affettuose parole di uno dei relatori: Piero Grassini.
Unita strettamente alla relazione dello Scoppola e non meno interessante per una futura storia del movimento cattolico italiano è la relazione di Alfonso Prandi su La guerra le sue conseguenze nel mondo cattolico italiano. Il relatore ci è sembrato ligio aprioristica­mente ad una tesi; ed anche per questo il tema è stato nel Convegno alquanto discusso. Esso d'altronde viene a toccare problemi troppo vicini al tempo nostro. Le stesse discus­sioni, però, confermano l'interesse destato, e confermano le considerazioni con cui si con­clude lo studio sull'argomento. E cioè non si può a meno di convenire, fra l'altro, che i cattolici quelli per cosi dire militanti accolsero dalla esperienza del tempo di guerra nuove concezioni per In vita politica e sociale del nostro paese, e di là nacque hi succes­siva affermazione o piuttosto hi previsione come se si trattasse di rivelazione del de­stino che era d'uopo accettare più vaste e aperte responsabilità, fino ad assumere potendo il ruolo di protagonisti attivi e dominanti nella vita della nazione.
Di due successive relazioni, quella di Heinrich Lutz su I cattolici tedeschi di fronte alla guerra ed alle sue conseguenze, e quella di Friedrich Engel-Janosi su Benedetto XV e l'Austria ci dispensiamo dal dire. Si tratta se non erriamo di relazioni veramente schematiche.
Seguono le ventisette comunicazioni, alcune delle quali rispetto ai due temi cen­trali figurano come coronari. Altre, le piò, riferiscono sull'atteggiamento dei cattolici di questa o quella città o regione, di questo o di quel gruppo. Fra i gruppi, oltre alla Lega di Cacciaguerra già citata, quello facente capo a Migliolì, o al Momento o alla Civiltà Cat­tolica, e via dicendo. Fra le località, Torino, Bergamo, Brescia, la Lombardia, il Napoletano, il Trentino. Non mancano comunicazioni sui cattolici stranieri; ed a proposito di cat­tolici d'oltre confine ricordiamo la breve comunicazione su II pensiero e fazione di Padre De Foucauld agli inizi della guerra, nei suoi riflessi nel Nord-Africa e nel Sahara, che viene presentata con quella precisione e chiarezza che non ha bisogno di essere qui ricordata da Ettore Passerin d'Entrèves. Fra quelle relative a cattolici stranieri (americani, polacchi, iberoamericani) segnaliamo quella sugli ungheresi, dovuta ad uno studioso fra i piò attenti nella documentazione e obbiettivo nella valutazione, e cioè il prof. Lajos Pàsztor.
Ma dire di ogni comunicazione, come si dovrebbe, non è possibile, anche perchè cia­scun tema ha particolari valori, nasce da particolari fonti, e costituisce per cosi direil caso singolo. Possiamo, però, osservare che proprio per questa singolarità degli argomenti il contributo diventa valido: indubbiamente piò valido dei grandi discorsi celebrativi.
In conclusione ai può dissentire, e non di rado, ascoltando ciò che è stato detto nei Convegno di Spoleto. Può nascere spesso in chi ascolta il desiderio onesto desiderio di altro tono che non sia di parte, che sia conforme a naturalezza e semplicità sia nella interpretazione dei fatti, sìa nella rievocazione di personaggi; ma è certo che degli Atti del Convegno dovrà tenere conto chiunque voglia considerare quale sia stata la funzione della Chiesa e dei cattolici negli anni del primo conflitto mondiale, e quali impulsi nuovi alano venuti dopo d'allora.
Non sempre gli atti dì un convegno o congresso sono la storia ohe è lecito deside­rare: troppe influenze o passioni disturbano. La storia anche nel caso nostro sarà scritta fuori di tali influenze ed a scadenza non troppo vicina, e tanto più. lontana quanto più si insiste a farne arma di difesa o di conquista, PIERO 7 AMA