Rassegna storica del Risorgimento
AUSTRIA-UNGHERIA RELAZIONI MARITTIME CON L'ITALIA 1913
anno
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1965
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pagina
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507
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La convenziono navale italo-austro-germanica del 1913 507
dei rischi che la flotta austro-ungarica era stata indotta ad assumersi, qualcuno potesse sciovinisticamente scandalizzarsi della concessione fatta da parte italiana all'alleato. Le unità migliori della flotta italo-austriaca, più la divisione tedesca del Mediterraneo, sarebbero state impegnate nel bacino occidentale del Mediterraneo, confidandosi alle vecchie unità italiane ed austriache la difesa del canale d'Otranto col sostegno delle basi di Brindisi e di Cattato. La zona di riunione tra Italiani ed Austriaci era scelta attorno a Messina, ed era scelta felice, perchè diminuiva i rischi di una lunga traversata alla flotta austriaca da sola, e prevedeva un possibile sostegno italiano contro la minaccia proveniente da Malta sul fianco della squadra austriaca in navigazione verso il Tirreno. Realizzava inoltre nel minor tempo possibile la riunione delle due flotte, che era alla base di tutti i concetti operativi che avevano presieduto all'accordo navale, e poneva rapidamente la flotta collegata in condizioni di attuare la propria funzione offensiva contro la flotta francese, i trasporti di truppe algerine, le stesse basi navali del presunto nemico. Le basi prescelte indicavano i criteri strategici che avevano informato il piano: Messina per le forze italiane, Augusta per quelle austriache, Gaeta per quelle tedesche; successivamente, si prendeva in considerazione una nuova dislocazione a La Spezia per le forze italiane ed alla Maddalena per le unità austriache. Era evidente che l'impegno primario consisteva in una politica di guerra offensiva, resa possibile soltanto dal fatto che la flotta austriaca usciva dallo Adriatico e si impegnava a fondo nel Tirreno, considerato come il tipico teatro di guerra marittima dell'Italia.
10. Non può negarsi che la nuova visione comune delle prospettive di lotta tornava a favore dell'Italia, la cui difficilissima situazione navale otteneva tutti i puntelli che era possibile avere dagli alleati. Ed era questo che il capo di S. M. della Marina italiana desiderava,1' pur senza farsi soverchie illusioni sui risultati concreti di quelle operazioni che a tavolino potevano sembrare così brillanti. Perchè questo era il limite operativo gravissimo limite - della convenzione navale. In caso di guerra, i movimenti delle due flotte avrebbero dovuto essere sincronizzati con estrema esattezza perchè l'accordo funzionasse, e nessun imprevisto avrebbe dovuto inceppare il felice andamento delle manovre, pena rischi mortali. Ove si ponga mente alle generalmente non felici esperienze cui avevano dato luogo in tutti i tempi, specie sul piano tattico, le coalizioni navali, si può misurare a quali pericoli si sarebbero esposte le flotte collegate della Triplice se avessero dovuto mettere in pratica i piani da esse stesse predisposti. D'altra parte, a queste controindicazioni di carattere generale, ovvie quanto inevitabili, nulla poteva essere opposto, dal momento che, in
ij Cfr. G. Po, Il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di i?eweZ, Torino, 1936, p. 84.