Rassegna storica del Risorgimento
AUSTRIA-UNGHERIA RELAZIONI MARITTIME CON L'ITALIA 1913
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1965
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Mariano Gabriele
Italia, non si meditava di cambiare la Marina, né la polìtica. La convenzione navale era orientata verso soluzioni difficili, le sole comunque che permettevano di affrontare con qualche speranza di successo una lotta sul mare con le flotte occidentali, e rappresentava certamente, nel momento in cui veniva stipulata, tutto quanto di meglio si poteva cercar di attuare da parte delle Marine della Triplice.
Quanto alle vicende che avevano condotto alla conclusione dello accordo navale, un giudizio retrospettivo non può non riconoscere che tutti i precedenti, dagli studi preparatori alla redazione finale del documento, andavano collegati direttamente all'iniziativa italiana. È questa l'iniziativa italiana il filo conduttore della storia della convenzione, dalla sua prima genesi negli studi dello S. M. della Marina fino alle prime caute, ma decisive trattative di Berlino e di Vienna, nelle quali le proposte italiane trovarono la comprensione e l'assenso degli alleati e la Convenzione medesima assunse una forma definita.
Le decisioni consacrate nell'accordo si collegavano ad una serie di altri reciproci appoggi terrestri e venivano quindi ad integrare in una visione unitaria la condotta di guerra della Triplice Alleanza, applicando un concetto moderno di complementarità funzionale ai complessi problemi militari degli alleati, prevedibilmente impegnati su un ventaglio* di fronti distanti l'uno dall'altro e caratterizzati da esigenze diverse. Da parte italiana era stato tenuto ben presente, fin dall'inizio, questo motivo comune, e sebbene fosse naturale che l'Italia, essendo la più esposta sul fronte marittimo, nel promuovere le prime proposte di intesa navale avesse posto in prima linea le proprie necessità, pure queste coincidevano pienamente con l'interesse generale delle Marine della Triplice, tanto che la convenzione del 1913, lungi dall'esser considerata come una concessione all'Italia, fu giudicata positivamente anche da parte austriaca. *) Rimanevano, naturalmente, in piedi le riserve cui già si è accennato, che avevano un peso obiettivamente rilevante e trovavano pronta sensibilizzazione itegli ambienti della Marina italiana. Da questi più volte era partito l'accenno all'opportunità di una politica nuova che non esponesse il Paese, con le sue lunghissime coste indifese, agli attacchi navali degli anglo-francesi, ma in quel moménto la politica estera dello Stato consisteva in una alleanza stabile orinai trentennale, che aveva caratterizzato gli equilibri internazionali e le prospettive politiche di intere generazioni, e che non poteva essere cambiata improvvisamente sènza ragioni di estrema importanza. La convenzione navale del 1913 rappresentava certamente il migliore programma proponibile, nel quadro di quella politica, alle Marine della Triplice in Mediterràneo.
I) Vedi SOKOL, La guerra marittima deW Austria-Ungheria, Roma, 1931,1, pp. 47-48.