Rassegna storica del Risorgimento

FARINI LUIGI CARLO
anno <1965>   pagina <537>
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L. C. Farini medico condotto e traduttore di S. Agostino 537
Non di rado, a giustificare il tono eccessivamente encomiastico dei benser­viti, si suole lare richiamo all'adagio: anemico che fogge, ponti d'oro; ma questo non par proprio il caso di Luigi Carlo Farini, il quale, caso mai, è amico che parte , per cui gli elogi che gli sono attribuiti hanno il tono inconfondibile del­l'alletto e della sincerità Ne doveva essere Ini stesso intimamente persuaso, se, nonostante le vicissitudini della vita che lo obbligarono a continui spostamenti e a soggiorni disagiati in terra d'esilio, conservò gelosamente questi attcstati di alta stima.
La dimora a Montescudo fu perii Farini, come ebbe più tardi ad affermare lui stesso, di un profitto immenso per la cultura dell'intelletto e per l'acquisto di pratiche cognizioni .*) Questo fatto, congiunto con l'altro di aver trovato nel borgo del contado riminese impareggiabili amici, lo indurrà a ricordare sèmpre con compiacenza il soggiorno montescudolese..
H. - E, VOLGARIZZAMENTO DEI SERMONI DI SANT'AGOSTINO
Fu durante questo soggiorno che Luigi Carlo Farini, tra le fatiche e i disagi che la vita di medico condotto comportava (scriveva il 23 febbraio 1835 all'edi­tore Scipione Casali, che si accingeva a stampargli la memoria Sulle Febbri In-termittenti: fatico come un facchino, m'inquieto con de' villani, sono sempre fra ammalati, moribondi e morti ),2) trovò il modo di tradurre due sermoni di Sant'Agostino, tratti dall'opera che, tra i vari tìtoli con cui suole indicarsi, porta anche questo: Sermones ad fratres suos in eremo commorantes>
In questa sede non importa stabilire se l'opera sia effettivamente del ve­scovo di Ippona, o se, scritta assai più tardi, sia stata a lui attribuita, come tra gli altri opina il cardinal Bellarmino.3) Sta il fatto che i sermoni hanno sempre costituito tra le persone di vote ima lettura edificante, e ne fan fede le molte edi­zioni che ne esistono sia in latino, sia in volgare.'1'
Chi può avere indotto il Farmi a scegliere questa piuttosto che altre opere? La risposta alla domanda è agevole: l'esempio datogli dallo zio Domenico Anto-
*) Epistolario di L. C. F. per cura di L. BAVA, voi. I, Bologna, 1911, p. 180.
2) La lettera, 1 cut autografo conservasi olla Biblioteca Comunale di Forlì, è pub­blicata da A. MESSEDAGUA, op. cit., pp. 498-499.
3) Cfr. Volgarizzamento dei Sermoni di S, Agostino, Firenze, 1731. Nella prefazione, avente per titolo: Notizie intorno al traduttore da' Sermoni appellati di S. Agostino, a pp. 56,4 riportato un lungo passo del Bellarmino, in coi tra l'altro 6 detto: Sermones ad Fratres in Eremo videuturmagna ex parte connoti,... Multi sunt leves et fabulosi ... Addo deuique quod parasta horttm sermnnum, exeeptfe duobus de communi vita elcricorum, qui vere sunt Angustisi, est inepta, impropria, lutulenta, ut iniriun sit potuissc eiusmondi sermones S. Angustino ab aliano viro prudente i riluti . Dello stesso pensiero fu anche il cardinal Baronia, e con t due porporati consente la moderna critica.
4) Ricordiamo, fra le tonte edizioni in lingua latina: Sermones Saneti Augustini ad heremìios, Veneti!*, p. Petrum Bergomansem, 1505; e, fra quello in lingua volgare, le edizioni apparse con diversi titoli a Venezia nel 1515 (Alexandrò Paganino), nel 1538 (Domcnego 2ào e Fradelli), nel 1567 (fseppo de' Mantelli). Ma so ne ebbero infinite altre in tempi e luoghi diversi; segno indubbio che la spiritoulita vi trovava un sapido antri mento