Rassegna storica del Risorgimento
FARINI LUIGI CARLO
anno
<
1965
>
pagina
<
545
>
L. C. Farìni medico condotto e traduttore di S. Agostino 545
E qualche tempo dopo, sempre nel gennaio, ritorna sull'argomento, fornendo ulteriori particolari: e Io credo che il buon Gentilini farebbe cosa ottima di ritirarsi. Ora glie ne se presenta opportuna occasione. Io immagino che la disgrazia del suicidio sia avvenuta per spunti di anuuinistrazionc, e che Monsignore abbia forse palesemente strapazzato il nepote ministro, il quale o per aver fatto qualche piccolo buco ancor esso, e molto pia per i debiti che faceva il padrone e per non aver modo di pagarli, siasi trovato nella disperazione. L'altro ieri passò di qui un mercante di Rimini che ha una cambiale contro il Vescovo di scudi 600 al 18 . E naturale in Gentilini l'accarezzare, e poco dopo prorompere in invettive contro i suoi stessi domestici, e non sarà fuor di proposito il sentirsi in Rimirti ch'egli sia stata la causa della tragedia.1)
*) Ibidem. Mone. Francesco Gentilini, canonico di Spoleto e predicatore di ama certa rinomanza, era ben noto a mona. Mastai Ferretti, che prima di essere assegnato a Imola governava quella diocesi. Interpellato da Roma, egli anzi aveva espresso i suoi dubbi sulla capacità del Gentilini a reggere una Chiesa; ma del suo parere non era stato tenuto alcun conto, e sullo scorcio dell'estate 1832 Gregorio XVI assegnava il canonico spoletino alla diocesi di Rimini in qualità di Amministratore Apostolico. Presentandolo a mons. Falconieri, arcivescovo di Ravenna, il futuro pontefice non si sbilancia troppo: Io spero che potrà far del bene , scrive infatti da Spoleto il 9 settembre; ma pochi mesi dopo, trasferito a sua volta dall'Umbria alla Romagna, il Mastai Ferretti, proprio nei giorni in cui moriva a Rimini don Alessandro Rerardi (2 marzo 1833), comunica al card. Berne tti: mons. Gentilini essendo di carattere troppo fervido, si troverà sempre in contraddizione coi suoi diocesani (A. SERAFINI, op. di., p. 750). Era facile profetai Nei dodici anni trascorsi nella città adriatica, il Gentilini ebbe ragioni di contrasto un po' con tutti, a cominciare dai membri del capitolo, tra i quali si trovavano persone per ogni rispetto degne. Roma, come l'abate Montalti aveva preconizzato per hi diocesi di Faenza, aveva preso l'abitudine di assegnare alle sedi vacanti uomini scelti tra il ceto dei missionari, nei quali se abbondava l'ansia apostolica, mancava il buon senso e la capacità di governare. Il predecessore del Gentilini, mons. Zollio, giovane seminarista allorché Clemente XIV scioglieva la Compagnia di Gesù, collaboratore di mons. Ferretti negli anni difficili della rivolutone, membro ascoltato ai Comizi di Lione, più volte vicario generale e capitolare nel primo ventennio del secolo, era stato assegnato come vescovo da Pio Vii a Pesaro, e da Leone XII era stato trasferito a Rimini, sua patria, nel 1824. In otto anni di governo, mentre in Romagna lavorava, e sappiamo come, la Commissione Invernizzì, e i moti del '31 mettevano in subbuglio i Bucati e le Legazioni, aveva fatto il possibile per rasserenare gli animi, riuscendovi in parte. Ha con l'arrivo del Gentilini, si rinfocolano i contrasti, per le decisioni arbitrarie che andava assumendo e per la mania che aveva di darsi alle speculazioni finanziarie, senza possederne la specifica competenza. A nn certo punto, Roma non potò non tener conto delle lamentele che giungevano dalla Romagna, e Gregorio XVI chiamo ad audiendum vertutiti il prelato che tutti scontentava. A Rimini non fece più ritorno, e fini i suoi giorni come membro del Capitolo di S. Pietro e il titolo di arcivescovo in parlibtts.
Ma a Rimini si serberà a lungo il ricordo del malgoverno gentili ni ano, e mettendo in ombra le benemerenze* si amerà porre l'accento sullo smodato attaccamento alla pecunia del povero vescovo, il quale avrà più acri detrattori tra i chierici, che tra i laici. Uno dei tant iìi il canonico Federico Baisi mei li, noto per il suo antimunzonismo orbarne, il quale nelle Memorie, pubblicate a Reggio nel 1898, ci tonno a ricordare ohe mons. Gentilini aveva ricusato di ammetterlo agli ordini maggiori, perche.... ammiratore del Petrarca, dovendo spiegare a Giuseppe Guidetti, Ponitore reggiano del volume, le ragioni dello sfavore col quale n Rimini era stata accolta l'opera, gli scriveva che ciò era avvenuto perchè non ho detto bene di un vescovo di Rimini, M.r Gentilini, del quale ha parlato