Rassegna storica del Risorgimento
FARINI LUIGI CARLO
anno
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1965
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pagina
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549
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L. C. Farini medico condotto e traduttore di S. Agostino 549
dello zio materno Domenico Antonio e del cugino Luigi Carlo. Allorché i giovani liberali romagnoli, anche per sfuggire ì controlli della polizia, si riunivano or qua or là, per fissare accordi sulle iniziative da prendere in campo politico, don Luigi ne era sempre informato, tanto pia che del gruppo faceva parte il conte Alessandro Raspolli, amicissimo suo e della sorella Enrica, che doveva poi condurre ì. moglie.
Era legato da amicizia anche coi membri del gruppo liberale di Modigliana, che faceva capo a Francesco Verità, il padre del più noto don Giovanni. Forse per loro intervento fu aggregato all'Accademia degli Incamminati, allora fiorente nella cittadina tosco-romagnola.
Quando Luigi Carlo, esule ora in Toscana, ora in Francia, aveva bisogno di qualche servizio o informazione, si indirizzava immancabilmente ai cugini Zaristi e soprattutto a don Luigi, cui affidava le più diverse mansioni: pagare qualche debito rimasto in sospeso; sollecitare commendatizie nell'ambiente prelatizio della Legazione, perchè non venissero frapposti, ostacoli al suo piano di trovare quattro pertiche di terra toscana da abitare e un po' d'aria mite da respirare; interessarsi alle sorti del primogenito Domenico, alunno del collegio di Ravenna (torna ad abbracciare per me il mio ottimo Minghetto e parlagli di me tutti i giorni ); rispondere a lunghi quesiti concernenti le risaie o gli ordinamenti ospedalieri del Ravennate. E don Luigi era sempre pronto a soddisfare quelle richieste;.
Luigi Carlo, avvertito da Russi, mentre si trovava a Rennes in Bretagna, che il suo servizievole informatore è improvvisamente colpito da una forma di esaltazione mentale, si affretta a scrivere ai congiunti di evitare assolutamente l'internamento del paziente nel manicomio di Pesaro, e al tempo stesso impartisce consigli sulle cure da praticargli. Questo accadeva nel giugno del 1847. Ma rimpatriato nell'autunno, per assumere l'importante condotta medica di Osimo (iniziato il pontificato di Fio IX, aveva altresì avuto termine l'ostracismo per il medico russiano), fa venire presso di sé don Luigi, per curarlo convenientemente. E quando raggiunge Roma, per disimpegnarvi importanti compiti di natura politica e sanitaria insieme, ancora una volta il cugino prete è con lui.
Queste le scarse notizie raccolte sul congiunto del futuro dittatore dell'Emilia, tratte per giunta di seconda mano dalle biografie furiniane.
Abbondano per contro i documenti concernenti la vita e l'opera di don Benedetto Corbucci, e chi ne facesse un sistematico esame, riuscirebbe senza meno a tracciare un profilo dell'uomo e un quadro del cattolicesimo romagnolo tra la rivoluzione dell'89 e quella del '48. Nato infatti a San Giovanni in Marignano nel 1768, inizia il suo ministero sacerdotale nel 1791, per concluderlo con la morte nel 1848.
Apparteneva ad un casato che ad ogni generazione dava sistematicamente una coppia di sacerdoti alla Chiesa; e non si trattava mai di uomini di ordinaria amministrazione, ohe si accontentassero di percorrere la routine del ministero parrocchiale, che assai spesso sul piano spirituale comporta il rischio dell'ubi-tudinarisrao alle funzioni sacrali; i preti di casa Corbucci, forniti a un tempo di buon senso e di afflato mistico, diedero opera a creare nei campi in cui svolsero la loro attività un tipo di religiosità nuova, che al tempo stesso salvaguardasse il rispetto per i valori ricevuti dalla tradizione e per le esigenze che comportavano i nuovi tempi. E questi campi andavano ben al di là dei confini delia Romagna. perclnì se don Benedetto esercito il ministero della parola un