Rassegna storica del Risorgimento

FARINI LUIGI CARLO
anno <1965>   pagina <550>
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Romolo Comandini
po' in tutte le diocesi delle Legazioni e delle vicine Morelle, il fratello di lui don Vitale, diretto per: sci anni il seminario del Montofcltro nel tempo in cui, por l'assenza di incus. Bagni prigioniero di Napoleone, governava la diocesi in qualità di vicario uions. Luigi Ugolini, si fece per più anni seguace di Gaspare del Bufalo e confluì poi nell'Oratorio, svolgendo un'intensa attività di predica­zione e di direzione delle coscienze nelle Marche, in Umbria, nel Lazio, nel Be­neventano. Finalmente un nipote, padre Orazio, conseguita l'avvocatura e abbracciato il sacerdozio a 32 anni di età, ottenne di partire per l'isola di Haiti in qualità di missionario; colpito da malattie tropicali, sbarco in Inghilterra, entrò a far parte della nascente congregazione dei Pallottini, e morì nel 1869, Conseguendo l'elogio di inons. Manning, arcivescovo di Westminster e prossimo cardinale. Anche i congiunti laici non differivano dai sacerdoti, per la leale pro­fessione dei principi cattolici. Un .fratello del Nostro, Domenico, affiancando l'opera delle truppe austriache, nel 1799 fu ucciso dai Francesi a Fano; un ni­pote, Odoardo, ufficiale pontificio, fu aiutante di campo del general Piinodan a Castelfidardo e, sollecitato ad unità conseguita ad entrare a far parte del nuovo esercito italiano, preferì ritirarsi a vita privata.
Questi fatti dimostrano come i Corbucci, chierici e laici, fossero, a Ior modo, uomini di onore e ligi, sul piano religioso, agli spiriti e alle forme del cattoli-cismo della Restaurazione, e sul piano politico, ai principi del legittimismo. Tuttavia i tre sacerdoti rammentati non furono mai dei papalini o papa-Ioni (come mons. Mastai Ferretti definiva coloro che in faccende politico ' religiose erano più oltranzisti del papa); 9 loro preminente preoccupazione fu quella di porsi al servizio dei sostanziali valori religiosi, rifuggendo nei limiti del possibile dal fare delle contaminazioni fra il sacro e il profano. In un'età in cui il ministerìum verbi contava ancora molto, sia pure con molti dei limiti che la recente storiografia anche di parte cattolica ha posto in evidenza, i Corbucci, con la qualifica di missionari apostolici , calcarono i pulpiti delle cattedrali e delle chiese di campagna, conseguendo dappertutto unanimità di consensi. Avevano il senso del limite, questi preti romagnoli, dote che non è comune in alcun tempo, ma meno che mai in un'epoca come quella della Restaurazione, nella quale tertium non dabaiur tra gli estremismi della reazione e della rivolu­zione. Se don Orazio Corbucci (1830-1869), che appartiene al quarantennio che vede l'affermazione in Europa dei principi liberali, riesce a conseguire, pur permanendo integralmente cattolico, il consenso e la simpatia della gerarchia romana, haitiana, inglese, meritando di essere, sepolto accanto alla tomba del cardinal Wificman, è pur seguo che sapeva puntare sull'essenziale del messag­gio cristiano, che è messaggio di carità. Ebbene, egli era cresciuto alla scuola dello zio don Benedetto nella piccola parrocchia di San Giovanni in Isola, in quel di an Giovanni in Marignauo, apprendendo da lui coi primi clementi del sapere, anche le regole del retto vivere cristiano e i modi di renderle accettabili alla cristianità.
Don Benedetto Corbucci era stato chiamato a dirigere il seminario di Bimi-ni dal nuovo vescovo mona. Gualfardo JUdolfi, uno dei tre prelati scelti da Napoleone per governare tre importanti diocesi romagnole (gli altri due erano il già ricordato Stefano Bon signore, destinato a Faenza, e Andrea Bratti, desti-
M A. SEBAFUVI, op. jv, i*. 753.