Rassegna storica del Risorgimento
FARINI LUIGI CARLO
anno
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1965
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pagina
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552
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Romolo Covi andini
Ritornato il pontefice nei suoi Stali, i sanfedisti intesero rifarsi delle innegabili vessazioni subite negli anni della dominazione francese, e gravarono la mano su tutti coloro che, avendo parteggiato per la Francia, si erano resi corresponsabili di quelle vessazioni. Basta fare i nomi dei vescovi Bratti e Bonsi-gnore, die si videro resa la vita difficile da Pio VII e Leone XII. Ma ancora una volta don Benedetto e don Vitale furono per la moderazione, e moderazione consigliarono nella loro predicazione. Se quest'ultimo, dopo essere stato aggregato per alcuni anni alla giovane Congregazione dei Missionari, del PP. Sangue, ottenendo dal canonico del Bufalo incarichi di grande fiducia, credette bene di confluire nella Congregazione dell'Oratorio, a cui appartenne sino alla morte, noi presumiamo che la decisione gli fosse consigliata dal desiderio di vivere in un ambiente più sereno e rasserenante, nel quale non spirasse in permanenza aria di crociata.
A don Benedetto Corbncci le lodi per il suo senso di equilibrio, congiunto all' evangelico zelo non pervennero solo da parte di Luigi Carlo Farmi, ma anche da parte di rappresentanti insigni della gerarchia; lo stesso mons. Gen-tilini, il persecutore, nei primordi del suo episcopato, di don Alessandro Be-rardi, nutrì, per il Corbncci una viva simpatia. Un documento di eccezionale importanza è costituito da una lettera che il cardinal Francesco Saverio Casti-
rocchia una donna assai giovane e poco morigerato, ad onta di ogni costituzione canonica e sinodale; spiegò una sfacciata propensione al cessato governo di Napoleone, e ardì spessissimo non solo con tutti del popolo, nelle private conversazioni, ma anche nell'altare, co* ragionamenti esaltare In modo la diplomazia e la legislazione francese, sino ad arrivare a concludere che Napoleone era quell'uomo ntìssus a Deo per il bene della società e vantaggio della Chiesa. Queste predicazioni, ripetute fino alla nausea..., furono maggiormente da lui fatte nella circostanza della nascita del figlio di Napoleone, col tìtolo di He di Roma, quando venne l'ordine dal Ministero del Culto di cantare il Te Deum in tutte le chiese.... [Nella chiesa di Roversano] essendosi riuniti nel giorno apposito tutti i sacerdoti soggetti alla Comune, per eseguire la funzione, .coll'intcrvento della magistratura locale, il Ferri, che era stato invitato a cantare la messa e, venuto di primo mattino, erasi occupato a confessare sino al mezzo giorno, senza verun beneplacito di questa Curia Vescovile e di suo moto proprio, chiese il permesso al Mairù di fare un sermone; e come g i fu concesso, alla presenza del popolo folto ivi adunato iu contesto della funzione, soli nel pulpito e continuò il discorso col testo Digitus Dei est hic, prendendo a provare i gran vantaggi recati alla Chiesa da Napoleone, da lui detto uomo necessario per la religione. Questa circostanza tolse ogni dubbio, perchè da tutti fosse conosciuto uno sfacciato napoleonista, con scandalo notabilissimo di tutti gli ostanti, e perchè perdesse la stima universale di tutta la popolazione . La relazione continua per otto facciate sul medesimo tono, e rappresenta un documento di valore eccezionale, per rendersi conto dello spirito che animava certo clero cesarista. Vero è che mons. Cadauni scrivevo la sna relazione dicci anni dopo la caduta del Regno Italico, in un momento in cui in Romagna infieriva la piò spietato reazione sanfedista, per cui potevo essere indotto a caricare la tinte; tuttavia la si può ritenere vera nella sostanza, anche perchè il prelato barnabita, duro eoi liberali quanto si vuole, ero nomo di santa vita, che non ni sarebbe mai permesso di falsare la verità. Anche lui era un sincero ammiratore di don Corbucci
Veggasi la relazione dal Cadolini in Archivio vescovile di Cesena, filza Montoaguzzo, ff. 495r-498*; il brano alt. è u ff.495*-496v]. Cfr, nuche P. Hurdu, Storia delle Parrocchie di Cesena, v. II, Cesena, 1962, pp. 183-184.