Rassegna storica del Risorgimento
FARINI LUIGI CARLO
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1965
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554
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554
Romolo Comandi ni
Mio Cor.trio D. Btuiedeito Fermo, 4 gennaio 1838
Vi ricordo, e ricordo con lacrime di consolatone, mio buono e bravo amico. Accetto i vostri auguri e ve li ritorno moltiplicati in proporzione de vostri bisogni dalla infinita bontà del divin Pargoletto.
Siamo troppo distanti, altrimenti sì che potrei trovare aiuto da voi in questo mio inaTe magnimi fermano. Ho ordinato te SS. Missioni dappertutto per mezzo di diverse compagnie di Passionisti, Regolari e Preti. A febbraio comincerò là S. Visita. Durerà tutto Fanno 1838. La fatica è grande, ma spero molto per la docilità de* miei. Popoli. Posso dire che il solo mio nome ha già cambiato almeno la superficie delle cose; il disordine non ha più l'aspetto di scandalo. Dio mi aiuterà: egli mi ha voluto a Fermo e con Dio non tremo. Allorché sarete in S. Missione a Jesi, ricordatemi all'antico amico e confratello Mgr. Cadolini.
Sono sempre e sinceramente Vostro Aff. Amico
Gabriele Arciv. di Fermo [A] D. Benedetto Arcipr. Corbucci Rimini per
S. Giov. in Marignano. ')
Di siffatti documenti potremmo riportarne numerosi altri, e tutti darebbero la misura della stima e della venerazione in cui era tenuto don Benedetto da quanti avevano avuto modo di conoscerlo da vicino. Ci siamo limitati a riferirne due: uno di un futuro papa, l'altro di un futuro cardinale segretario di Stato; ebbene entrambi sostanzialmente concordano con la definizione che del quare-eimalista di Montescudo fornì un futuro primo ministro del Regno d'Italia: essere il Corbucci ministro specchiato di Cristo .s)
ROMOLO COMANDICI
') Autografo in nostro possesso.
z) Altri due documenti assai significativi vogliamo riprodurre, promananti da due personalità d'eccezione, l'una al tramonto della sua esistenza, Mons. Vincenzo Maria Strambi (1745-1824), l'altra sulle soglie della virilità, il padre Giuseppe Maria Albini (18081876). Entrambi stimarono don Corbucci, del quale il primo si valse nel ministero della predicazione e il secondo nella direzione della propria coscienza.
Mons. Strambi, passionista, canonizzato nel 1950 da Pio XII, era stato promosso alla sedo di Macerata e Tolentino nel 1801. Rifiutatosi di prestare il giuramento di fedeltà a Napoleone, subì la deportazione dal 1808 al 1814. Ritornato in diocesi in quell'anno, si dedico a restaurare la disciplina ecclesiastica tra il clero e la pratica religiosa tra i fedeli, valendosi dei mezzi tipici dell'epoca della Restaurazione: la predicazione e la diffusione delle devozioni popolari.
A don Corbucci, che l'aveva pregato di consentire a un non meglio identificato canonico Saluti di trattenersi ulteriormente fuori diocesi, lo Strambi rispose nei termini seguenti:
R.ndo Signore, Macerata, 4 aprile 1815
Non saprei coma accondiscenderò al suo desidèrio sulla Persona del Sig. Gan.co Saluti, giacché non eredo di aver facoltà, che si estendono a tanto di poter prolungare al medesimo la sua dimoro, come desidera. In ogni modo, quando i Superiori si degneranno d'interpellare il mio sentimento, io mi raccomanderò prima assai al Signore, e quindi