Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <591>
immagine non disponibile

Le Carie, di Emanuela Celesta 591
nelle earte raccolte, la cui imita non reca la dimensione di un problema politico o ne permetterebbe una visione fra tu menta ri a), riportando alcuni passi signi­ficativi dei documenti inediti. Delle dieci lettere di Giorgio Asproni, quattro, le più importanti, sono state pubblicate da Pietro Nurra.J) Tuttavia è ancora possibile, attraverso le rimanenti lettere inedite, cogliere qualche motivo della dinamica polemica del deputato sardo, il quale per un arco di circa trentanni di impegno politico (dalla terza legislatura fu quasi sempre deputato di Nuoro) uni alla dignità della coerenza, il senso della democrazia e il culto della libertà: Giovanni Nieotera disse di lui: quando altri pensava poco alla libertà, egli vi pensava ed operava , e fu un elogio distinto. Al Gelesia aveva scritto da Torino, il 22 agosto 1849: Io siedo alla estrema destra in vicinanza di Rossi e di Gavoni, ma puoi credere che tengo poco conto del luogo, e che Vanimo è immu­tabile come una, benché piccolissima, emanazione di Dio. Non tradisco la coscienza o mancherò alia viva fede mia. Tale dichiarazione qualche mese dopo è riconfer­mata, con più intensa vibrazione, sottolineando la sua insoddisfazione per Torino, ch'egli definisce Napoli subalpina , ed esprimendo le proprie aperte riserve per la politica azegliana: Sarei anch'io a queste ore in Genova, perchè mi pesa la vita in questa Napoli subalpina, ma ho scoperto un grande impegno di punire la franchezza con cui parlai nella Camera e dallo sdegno lamarmoriano e ministeriale è minacciato il diritto mio alla pensione, e forse si mira più oltre. Son duro come granito: a chi ama U vero, basta il poco, e il poco finalmente lo trova ogni uomo sano di corpo e di mente. Ma la fronte mia non si curverà mai davanti agli idoli bugiardi delta superbia e del potere iniquo. Il 5 dicembre 1849, nel clima elettorale, documentando la sempre più inasprita situazione politica interna del paese e il conflitto tra ministeriali e democratici, scriveva: Il ministero vede finalmente l*abisso che si scavò sotto i piedi. Sappiamo che prende misure per escludere dalle elezioni alcuni candidati reazionari. Vitalizzando la tematica polemica della sinistra democratica quarantottesca, sottolineava al Celesta l'im­portanza del nuovo giornale torinese II Diritto, erede de La Concordia. Da To­rino, il 22 gennaio 1850, scriveva: Avrai ricevuto il nuovo giornaletto. Il primo saggio ti avrà svelato il concetto di coloro che lo hanno creato per dare alia Concordia un erede delle sue virtù. E mi spiego così per indicare che l'inventario nostro non comprende la lode dinastica, neppure per ingannare, fermi nel proponimento d'illuminare il popolo nei diritti suoi, e in disporre il Piemonte ad essere, se può divenirlo, italiano, e come tale, provincia d'Italia. Invita il Cclesia a scrivere sulle condizioni di Genova e della Liguria, notando con grave e polita censura la incuria e i mali provvedimenti del governo e tutto ciò che si potrebbe fare per dare alla libertà avviamento e sviluppo in tutte le parti di pubblica amministrazione. L'opposizione alla politica azegliana gli fa esprimere un giudizio estremamente severo e ingiusto verso il ministero (ad eccezione di Siccardi) il 20 giugno 1850: Qui tutto è ombra di morte. La Camera è un sepolcro di viventi: gli aristocratici tranquilli e gaudenti, il popolo infangato nella melma delle crapule e dei piaceri bestiali in vita spensierata e solamente vigorosa quando trattasi di gridare viva il
]i PIETRO NmuiA, Lettera inedite di Giorgia A sproni, in La Cultura moderna, a. XXXVI (1927), pp. 244-248. Le lettere pubblicate recano le seguenti date: 8 gennaio 1849, 24 febbraio 1849, 23 marzo 1849, 16 dicembre 1849.