Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <595>
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TAL- Catu> di Emanuel* Celesi-a *9S
ni politici e letterati del suo tempo, intorno al quale manca ancora uno studio scientifico. Il Brofferio, visto con diffidenza dai liberali e dai mazziniani, iso­lato spesso nella sua rabbiosa ritorsione polemica, la cui condotta politica non superò mai nettamente l'ombra del compromesso, e in dissidio sempre con la sinistra costituzionale, e spesso ingiusto nei suoi giudizi sui collegni, rivela in queste lettere non soltanto il monocorde timbro del suo dissidio poli­tico, ma alcune componenti morali meno conosciute. Il 20 novembre 1845 in­vitava il Celesia a collaborare all'opera storico-narrativa da lui diretta: II nostro animoso Fontana sta per intraprendere, colla mia direzione, una grande opera intitolata TRADIZIONI ITALIANE, nella quale saranno raccolte ed esposte tutte le tradizioni storiche politiche, fantastiche popolari eie. delle singole Provin­cie d'Italia, col triplice scopo del diletto, dell'istruzione e deWincitamento alle patrie virtù. Scriveranno dalVOngaro, De Boni, Ciampolini, Paravia, Brofferio, Corcano, Azegliot Manno, Correr e Raineri; tutti nomi, eccetto il mio, cari alle italiane lettere. La stima die ho di voi e delle cose vostre m'induce a pregarvi di essere della nostra schierai e spero non mi direte di no. lì 5 giugno 1847, parlando delle condizioni della realtà politico-sociale, indicava la propria posizione mo­rale: Spogliato di molte illusioni, ma immutabile nei prìncipii e nelle speranze, vivo sempre combattendo, come voi vedete, e sempre solo e sempre in disperata guer­ra contro le cieche e stupide e bestiali moltitudini. E possibile che nulla abbia a cangiarsi ? Proprio nulla ? La critica storica non ha ancora cercato fino a che punto possa essere valida tale espressione, che potrebbe risentire di ima certa derivazione romantica, e che potrebbe racchiudere il fondo programmatico politico-sociale brofferiano, del quale però non si conoscono a sufficienza le ra­dici e non se ne accertarono compiutamente le finalità, poiché Brofferio non ebbe una specifica dottrina politica; lo affermavano anche quei deputati di sinistra che spesso ebbero con lui comuni motivi di polemica parlamentare. Soprattutto i giobertìano-rattazziani nel 1848-49 notavano in lui assenza di salde convinzioni politiche (il suo democraticismo repubblicano confermava l'impressione di un mimetizzato scudo per nascondere un passato diversamente compromesso). Tuttavia, la sua costante acredine verso gli avversari politici e letterari trova momenti di calore umano; il 24 gennaio 1846 scriveva: Non è per polemiche più o meno acerbe, ma per gualche tratto personale che il sig. Scara-belli mi sdegnava contro di lui, tuttavia, quando si tratta di fare del bene, io di­mentico tutto. A proposito del Comizio Agrario di Casale, egli scriveva con sod­disfazione il 4 settembre 1847, vedendo in esso un atto di progresso politico: È venuta qui oggi la notizia di una coraggiosa dimostrazione del Comizio dì Ca­sale; e sarà questo il primo atto non puerile di noi Piemontesi, di cui pare sovrana divinità la paura. Sento che voi altri avete poco più di sangue nelle vene, e me ne rallegro grandemente. Alle soglie del 1848 affermava all'amico ligure che il pro­blema dell'indipendenza non avrebbe avuto soluzione senza l'uso delle armi: i tempi si presentavano sempre più difficili, ma egli dichiarava d'essere pron­to ad ogni sacrificio. Nella lettera del 7 e 9 gennaio 1848, esprimeva il proprio rammarico per l'infelice esito conseguito dalla deputazione genovese in Torino e biasimava il comportamento di Riccardo Sineo e di Lorenzo Valerio, durante la famosa riunione dei giornalisti tenuta in Torino il 7 gennaio 1848, all'albergo Europa . Brofferio con Giacomo Durando e Francesco Predar! aveva sostenuto le audaci richieste del Cavour, che avevano spaventato in-