Rassegna storica del Risorgimento
BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno
<
1965
>
pagina
<
596
>
596
Emilio Costa
vece quei due democratici spinti. È necessario riportare il documento integralmente :l)
Tonno, 7 gennaio 1848
La vostra lettera fu spedita a De Boni a posta corrente. Mi pervenite la vostra tradizione, al solito splendidamente scritta, e fu subito trasmessa a Fontana. Aspetto con impazienza il nuovo lavoro sulla cacciata de1 Tedeschi: indirizzatelo a Fontana da cui mi sarà comunicato immantinente.
Vi ringrazio delle cortesi vostre parole sulla schietta opera mia nelle patrie contingenze; certo non è da oggi che ho cominciato a soffrire e a combattere colla, penna e col braccio per la libertà italiana; e, se è vero, l'alba che oggi splende all'Italia non sarà più soffocata da tenebrosa gramaglia. Io credo che senza spada non si scioglierà il grande problema; ma pare che questa volta il sangue italiano fruttificherà, e che il riscatto sarà decretato lassù. Certo non mancheremo né io né voi all'onorato appello. Il vostro nome lo trovai sempre scritto sotto gli articoli più gagliardi e di già lo udii sonare in tutte le patrioti-che assemblee. Lasciate che io vi dia un bacio fraterno. È giunto quello che decisero i Liguri in ordine al ricorso al Re di Napoli. Io lo sottoscrissi senza leggerlo perchè scritto da Balbo e presentatomi da Azeglio; e quando lo vidi stampato mi pentii di averlo sottoscritto.2)
Questa lettera già cominciata non potei terminarla per la gran tempesta di occupazioni di tutti i generi che mi venne addosso; la ripiglio ora.
9 gemi.o. Sono compreso di profondo dolore per il mal essere della vostra deputazione; e la città è in grande turbamento per quello che farà Genova. Io andai nella sera del 7 come deputato con Azeglio ai quattro primi dei vostri deputali per partecipare ad essi che Torino si sarebbe unita a Genova, se avesse voluto ritardare per qualche giorno e in vece della Guardia e dei Gesuiti avesse consentito a chiedere a dirittura una Rappresentanza nazionale. Ma essi non accolsero la nastra proposta. Inoltre mentre essi partivano, noi stavamo deliberando in casa dell'Azeglio e si stabiliva a unanimità di dare anche noi un ricorso al Re per appoggiare la domanda dei Genovesi e dividere la sorte loro. La cosa era stabilita a unanimità, quando giunsero Valerio e Sineo, i quali portarono colle loro personali improntitudini la discordia nell'assemblea e tutto terminò malamente.
Questa è già la terza volta che i Valerio e loro attinenti portano lo scompiglio nelle patriottiche deliberazioni, per cui si è fermamente da tutti deliberato che essi sarebbero esclusi da qualunque discussione sulle cose del paese. Non mancarono pure essi di portarsi dai deputati genovesi per dar loro ad intendere lucciole per lanterne, nel miserabile intento di spacciarsi come uomini di alta importanza. E chi sa quale opinione avranno portato i Genovesi delle cose nostre ! Quello che vi so dir io è che più tristi imbroglioni non si sono mai veduti.
I tempi sono nuvolosi e Dio sa come si scioglieranno le dolorose vertenze nostre 1 Quanto a me, non vi è sacrificio che io non sia pronto a fare alla patria, e quali siano le opinioni mie, grazie al cielo non ho bisogno di dichiararlo. Addio mio ottimo amico, son certo che noi due saremo nella stessa fila: dove si combatte e si muore. Il v.o A. BrofFerio
A tergo: Al Chiar.mo Sig.re. Il Sig. E. Ceiosia. Genova.
J) Alcuni brani della seconda parte di questa lettera sono stati riportati da FRANGO RIOKLLA, La vita e i tempi di Cesare Gabella, Genova 1923, p. 121.
?) Questo periodo i stato riportato in GOFFREDO MAMELI, La vita a gli scritti, a cura di 'À. CODIGNOLA, Venezia, 1927, voi-1, p. 143.