Rassegna storica del Risorgimento
BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
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1965
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Emilio Costa
non ve ne stupite* All'uomo del più assoluto monopolio si farà coniato una meda* glia del libero scambio. Che saggi animali l In uno dei momenti più difficili del suo equilibrio di uomo politico, diffidato dai liberali e dai mazziniani, invitato a giustificare la sua linea di condotta, il suo passato, a chiarire una situazione che- limitava notevolmente la sua dignità, Brofferio scrisse al Celesia una lettera ricca di forza morale, e di serena amarezza.
Mio ottimo amico. Torino. 17 dicembre 1853.
Era ben certo che in momenti di afflizione non mi sarebbe mancata l'espressione del vostro affetto; non si ha mai come voi un grande ingegno senza avere un cuore eccellente.
Non voglio oltremodo lasciarvi credere che io sia molto afflino, no mio caro: non ho vissuto tant'anni fra dolorose lolle e fra sacrifici di ogni genere senza imparare molto a conoscere gli uomini e a non dare alte loro opere e ai loro giudizi più. importanza di quello che hanno. Guai a me se dai lunghi miei dolori non avessi ricevuto questo altissimo insegnamento ! Sono calunniato ? che importa ? Io fui sempre, non sono più. deputato: e che potrei fare per la patria s'io lo fossi ? E in compagnia di tante nullità schifose e plebee, la deputazione è forse un onore per chi ha onesto sentire di se medesimo ? Credetelo amico, ebbi un po' di sorpresa di tutto questo per cinque minuti: un minuto dopo la serenità e Virtiifferenza e il disprezzo avevano già medicata ogni cosa.
Io vi sono gratissimo dei nobili uffizii vostri per me; ma se ciò dovesse costarvi umiliazioni a atti meno liberi e aperti di ciò che convenga al vostro carattere e al mio orgoglio, non lo fate: credete che sto benissimo senza essere deputato e ch'io penso con voluttà all'istante in cui potrò senza apparenza di debolezza ritirarmi dalla stampa e dalle cose politiche. Son vecchio, mio caro: alla mia età si comincia a sentire il bisogno di onorato riposo; facciano i giovani e trovino, se è possibile, migliori uomini e migliori tempi dei nostri.
Come mai, caro mio, potete voi consigliarmi seriamente il giustificarmi delle contìnue calunnie fra Demarchi, Bianchir-Giovini e San Martino ? Il solo nome di questi personaggi non è la più bella giustificazione del mondo ? Pensate un istante sulla denunzia mazziniana, pensateci seriamente: non è dessa la cosa più assurda, più ridicola, più bestiale della terra e poi come si fa a giustificare con mezzi negativi una sciocchezza che è gettata là senza documenti, senza prove, senza neppur ombra di probabili indizii ? Abbiate la bontà di leggere una lettera che sopra tutto questo ho scritto a Priario. In essa è l'espressione del sentir mio. Mio caro, se i nostri uomini liberi son tali, che al primo colpo di stile di un Giovimi han bisogno che il loro più onorato veterano si giustifichi colla cenere in capo e colla corda al collo, dite pur loro che sono indegni della libertà e non meritano per deputato che i Martini e i Berghini, che hanno mandati alla Camera,
Ho lettere dei più ardenti mazziniani: di Frapolli, di DalPOngaro eoe. Nep-pur uno di essi dà retta a queste imbecillità; neppur uno mi dice di giustificarmi; e i liberali all'acqua di colonia mi chiedono in nome dei mazziniani di giustificarmi ? Dite a costoro ette Brofferio non ha a giustificarsi di nulla. Tocca a loro a giustificarsi delia loro pochezza d'animo e della loro imbecillità.
Addio, carissimo Celesia; amatemi voi per tutti e sarò molto compensato della ingratitudine e della bestialità di tutti gli altri. Il vostro
A. BroiTerio