Rassegna storica del Risorgimento

BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno <1965>   pagina <600>
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Emilio Costa
incominciava a recare inquietudini non fugaci, il Costa scriveva da Beverino il 16 novembre 1847: Qui mi trovo dappresso al teatro della guerra. Fivizzano fu preso dagli Estensi ad inganno, Calice, Madrigna no stanno all'erta, abbondano di coraggio e d'odio a1 tedeschi, ma son piccioli paesi e non potranno per avventura resistere. Pontremoli è un osso duro, que' zeraschi e Tossanosi efilalteriani, gente di ferro, non vogliono pace, vogliono seppellirsi piuttosto sotto le rovine della patria, che rendersi. Il loro condottiero è l'ottimo Resela e quel feroce apuano d. Matteo Farfarana che da una mano brandisce il crocifisso, dall'altra l'archibugio e aspetta i nemici senza paura. Se non acconciano questa vertenza con patti onesti, la Lunì-giana può sollevare un incendio. Oggi, ho spedito un messo al buon Rezasco per averne contezza, gli fu necessario di ritornarsene, che tutti i passi chiudono le milizie estensi, visitando i viaggiatori e legandoli ancora al bisogno. Povero Rezasco, è altinferno, nò ardisco di scrivergli, temendo che, sorpresa la lettera, non gli colga qualche disavventura.
Due lettere di Filippo De Boni al Celesia sono state pubblicate da Achille Neri in una raccolta di documenti risorgimentali.1) Nella prima, scritta da Gine­vra il 14 luglio 1846, il De Boni annunzia all'amico di essere stato improvvisa­mente bandito da Torino. Dichiara ebe a Ginevra non ha il timore di incontrare birri, preti e non 6ente suonare le campane. Spera di trovare un'occupazione e di fondare un giornale. La seconda, è scritta da Arona il 6 agosto 1848. In essa il De Boni esorta ironicamente i Genovesi ad innalzare archi di trionfo al principe liberatore, che torna in patria dopo aver venduta Milano e lasciato scannare ventimila soldati. Tra le altre lettere che ci risultano inedite, merita particolar­mente d'essere ricordata quella scritta da Genova il 6 ottobre 1848, in cui il De Boni esorta il Celesia, che era a Finale ligure, a costituire in quella città un Circolo Italiano di tendenze democratiche, la cui divisa fosse libertà e indi­pendenza: Mentre ti godi netti ozi autunnali del tuo Finale... non potresti occuparti a raccoglierti intorno quattro o cinque persone di fede veramente italiana ed aprire un circolo a simigliamo del nostro, che si metta col nostro in corrispondenza, ed operi suWopinione di concerto ? Questa sarebbe carità cittadina veramente. Libertà e indipendenza sulla bandiera, democratiche le dottrine', non il nome ma la sostanza, non la forma apparente, ma la intima natura', insegniamo, stringiamoci da tutte le parti intellettualmente, moralmente. E vinceremo. Occorre far questo perchè i tempi e le cose incalzano. E scrivimi tu a questo proposito.2'
') ACHILLE NEW, Lettere inedite di patrioiti italiani, in Rivista Storica del Risorgi­mento Italiano, voi IH, fase. VII.
3) Riferisco l'oggetto delle oltre lettere del De Boni al Celesia. Firenze, 16 novembre 1843, presenta il dott. Germano Gerimmo iti d'Ivrea, il quale parlerà al Celesia di un affare sol quale ha già conferito col De Boni. Torino, 29 maggio 1846 : invia al Celesia della lettere di presentazione e gli augura ogni bene. In Torino vi sono dolori. Prega il Celesia di fargli sapere da Firenze notizie del Duprc. Torino, 1 luglio [1846]: prende congedo dal Celesia prima di recarsi a Ginevra dove e confinato. Gli dice di restituire un suo libro ad Alessandro Fontana, e di tenerlo informato di quanto su ecede e dì seguitare ad onorare sé e il no paese. Losanna [probabilmente], 30 gennaio [forse 1847]: presenta al Celesia il sig. Alessandro Reperti, BUO editore o umico. Milano, 12 aprile [1848]: Benché abbia gran desiderio di trovarsi fra i. Genovesi, non può al momento abbundonure Milano, e non può.perciò accettare I proposta fattagli. Ktioiitia il Celesta od ndoprarsi per la causa ita­liana: Scriverò al signor Elena dicendogli che per almeno un mese, o un nteso e messo io debbo