Rassegna storica del Risorgimento
BALBI SENAREGA FRANCESCO CARTE; BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GEN
anno
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1965
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pagina
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603
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Le Carte di Emanuele Celesta 603
fatale all'Italia. Te ne farò mandare copia, e tu me ne saprai dire il tuo avviso. Nola che fu scritto a precipizio, e senza che abbia potuto nemmeno correggere le bozze.
Luigi Mcrcantini, il 13 maggio 1860, ringraziava da Genova il Celesia, il quale gli aveva proposto di mandare un canto a Garibaldi, condottiero di prodi giovani. Prometteva di comporlo, appena la voce dell'anima avrebbe parlato in lui, hi quale non doveva tardare. Da Bologna, il 21 settembre 1862 il Mercan-tini si lamentava col Celesia di un articolo pubblicato nel supplemento al numero 263 del Movimento, nel quale si affermava che l'Inno di Garibaldi è un componimento mediocre. H poeta si gloriava di averlo scritto e sperava che i nostri soldati ancora lo avessero a cantare al di là del Mincio.
Di Costantino Reta l) sono state conservate alcune lettere al Celesia scritte da Malta e da Ginevra, durante l'esilio dopo i fatti di Genova del marzo-aprile 1849.2)
*) Costantino Reta, genovese (18141358), giornalista e deputato. Collaborò, con un profilo di Cristoforo Colombo alla Biografia iconografica degli uomini celebri die fiori' rono dal X secolo ai nostri giorni negli Stati del Re di Sardegna (Torino, 1845), alVEridano, rivista scientifico-letteraria pubblicata a Torino nel 1841-42, al Telegrafo, effemeride italiana (Torino, 1843), fu direttore de U Mondo Illustrato, pubblicato in Torino dal .Romba, e fondato nel 1847; collaborò a II Risorgimento e a molti altri giornali subalpini e liguri. Acceso democratico, fu segretario del Circolo Nazionale di Torino, e membro del governo provvisorio durante l'insurrezione di Genova nel 1849. Fu deputato al parlamento subalpino nella I, II e III legislatura. Fu escluso dall'amnistia in seguito all'insurrezione genovese e condannato a morte in contumacia. Morì in esilio a Ginevra. I suoi opuscoli più noti sono: Popolo, Popolo, viva VUnità Italiana (Torino, 1848); Ultini fatti, I cinque' cento, il Sacro Cuore (Torino, 1848).
2) Riporto il sunto di queste lettere, delle quali non trascrìvo passi, per ovvie ragioni di spazio, e perchè riguardano particolarmente il Reta, sul quale manca ancora uno studio adegnato. Tali lettere sono utili per studiare la sua condizione di esule. Malta, 31 luglio 1849. Si trova a Malta, dove gli è vietato di rimanere; se ne affligge più per la famiglia che per se; partirà per la Grecia o per la Barberia. Se anche lo eleggessero deputato nel suo collegio la Camera, in cui prepondera l'elemento moderato non approverebbe l'elezione, la quale a lui gioverebbe ben poco. Malta, 1 aprile 1850: Presenta al Celesia Federico Torre, uno dei fondatori del Contemporaneo, amico dell'Avezzana ed esule. Gli espone il concetto informatore di una sua opera Ragioni dei diritti dei popoli. Suppone che autore dei cenni intorno ai moti di Genova sia il Celesia, e gode ch'egli abbia messo in luce la verità sul suo conto. Racconta come dal console francese Favre fu attirato a bordo del Tonnare e trattenutovi poi come prigioniero. Riporta il brano del Moniteur in cui se ne dà la notizia ufficiale; ricorda la parte presa all'assalto di villa Corsini. Ha inteso parlare di amnistia* ma dichiara di preferire ad essa il colera che infuria a Malta. Ginevra, 21 settembre 1851: Si duole dello accoglienze festose fatte da Genova a Vittorio Emanuele. Gli pare che si sia sconfessato il moto di Genova del 1849 e le vittime di esso, per le quali ora è finita ogni probabilità di amnistia. Genova, secondo lui si ò comportata male in tale occasiono; fortuna che le altre città non l'hanno imitata. Ginevra, 21 settembre 1852: Dopo.il 2 dicembre 1851 bu dovuto mettere il cuore in pace, ma spora nella venuta di Luigi Napoleone il quale, divenuto imperatore, vorrà pur furo qualche bravata per illudere il mondo. Allora sarebbe da cogliere il destro di una riscossa, a mostrare d'aver tratto profitto dagli errori possuti. Bisogna perciò essere concordi e fidare nulle proprio forte. Ginevra. 26 maggio 1056: Si lamenta dell'ingralitudino dèi Genovesi verso quei pochi che pagunoro per tutti la penn di un momento di entusiasmo [i dodici non compresi neU'amni-